Jazz cosmico che resiste magnificamente all’usura del tempo e che attraverso quattro decenni conserva intatto tutto il proprio vigore sonoro e spirituale: questa la materia compilata da King Britt (già producer di Macy Gray) in “The cosmic lounge”, e l’indicazione “volume one” lascia intendere che per il futuro dobbiamo attenderci altri capitoli ancora.
Dodici brani tutti di ottimo livello, con un occhio di riguardo alla stagione free jazz: apre “Kawaida” con un Herbie Hancock fratello gemello di Pharoah Sanders, seguono la fusion elaborata dal violinista polacco Michal Urbaniak, il piglio funky del percussionista James Mtume, il tribalismo di Dane Belany e della sua “Conviction”, il jazz elettrico del trombettista Eddie Henderson, uno splendido Don Cherry fluttuante tra gli aromi world di “Moving pictures for the ear”, le spirali sulfuree disegnate da Brother Ah in “Beyond yourself”, i gorgheggi di Flora Purim sugli accenni bossanova di “Encounter”, il trombone borbottante di Gracham Moncur III, Dee Dee Bridgewater ad arrampicarsi sulle scale di “Love in the middle of the air” a firma Heiner Stadler, il Phil Ranelin torrenziale di “Time is now for change” ed infine “Naima” con protagonista l’ugola soul di Jean Carn.
Autore: Guido Gambacorta