Dell’etichetta vi abbiamo già (ampiamente?) detto in occasione dei Klimt 1918. Peccato, dedicherò qualche riga in meno a questi Rain Paint, ai quali deve aver fatto un certo effetto, dalla loro “terra dei laghi” (sono finnici) veder uscire il loro disco per una label agli antipodi del vecchio continente (ma, se ci pensate, tutto si svolge in ambito UE – anche noi abbiamo i nostri “Stati Uniti d’Europa”, o sono le distanze di esclusiva yankee?!).
“Niente se non la morte”: qualcosa del latino delle superiori mi è rimasto per comprendere, almeno in superficie, quelle che sono le intenzioni dei Rain Paint. Nel rispetto del taglio dark-wave della label campana, la band finnica intesse corpose trame gothic-death-doom ben addentrate nel solco – per non dire nella voragine – aperta negli anni dalle decine di band provenienti dalle fredde lande di Scandinavia (il clima influenza la musica? se ne può parlare, magari a un aperitivo al circolo delle bocce): riffoni epici, voce cavernosa (ma non sempre), gran bel drumming.
Siamo decisamente fuori dagli abituali ascolti – comunque eterogenei – di chi scrive. Benchè l’opinione sul metal non sarà mai positiva, credo, altra cosa è riconoscere un lavoro ben fatto, gusti o non. “Nihil Nisi Mors” è perfetto nel suo essere perfettamente uguale a quanto dalla Scandinavia è sceso più a frotte che non i vichinghi. Se questo è il destino del genere, che così sia. Ma almeno venga abortito (è proprio il caso di dirlo) sul nascere il sample del neonato con rifferama sullo sfondo di ‘Raven Nevermore’!
Autore: Bob Villani