I Comets on Fire sono un quintetto proveniente da Santa Cruz (California), autori di un rock sicuramente fra i più coinvolgenti del nuovo millennio. L’amore per l’hard rock, la psichedelia degli anni d’oro, lo space rock, il noise e tutto ciò che di meglio la musica abbia saputo sfornare negli ultimi quarant’anni, assume con loro una forma che sa contemporaneamente di passione per la retrospezione e reinterpretazione del passato, a favore di un nuovo modo di intendere le distorsioni sonore promulgate da Mc5 e Led Zeppelin. Il loro non è semplice gusto per il revival, bensì un pastiche di suoni, emozioni e visioni, talvolta contrastanti (nel tentativo di mescolare tequila e latte, come hanno affermato ironicamente), che confluiscono in un marasma conturbante dal carattere spirituale, se non propriamente religioso. Con Avatar (Sub Pop, 2006) hanno dimostrato una certa maturità che vede la propria evoluzione nell’approccio progressive di stampo crimsoniano, senza dimenticare le propulsioni targate Hawkwind e Blue Cheer. Lo stacco adrenalinico di “Dogwood rust” e l’impronta jazz della monumentale “Jaybird” rivelano un certo acquietamento della forma, a favore di una maggior rarefazione dell’atmosfera. Passando per “Lucifer’s memory”, brano legato più tradizionalmente al passato, si arriva a “The swallow’s eye”, bellissima visione che parte con l’incarnazione terrena di essere celesti (avatar), per poi innalzarsi in un crescendo di rumori e distorsioni. “Holy theet” è il brano che li riporta maggiormente verso i territori più caotici del passato, fino a giungere alla jam stralunata dal carattere noir di “Sour smoke”. Il tutto finisce con “Hatched upon the age”, brano che rimanda a certe divagazioni floidiane dei seventies. Insomma, se amate gli anni in cui la musica rock è stata
grande e contemporaneamente vi entusiasmano i bombardamenti del noise e dello stoner, allora dovrete tenere in considerazione i Comets on Fire (i quali hanno dalla loro parte un background davvero ampio, rivisitato con creatività e senso logico), che con Avatar hanno riconfermato di saper suonare come, probabilmente, la migliore fra le ultime grandi band della psichedelica moderna.
Autore: Angelo D. Delliponti