“Reworks” è il nuovo disco di Paul Kalkbrenner, anche se di novità nel senso stretto della parola non si può concretamente parlare. Paul ha deciso di convocare alcuni dei suoi abilissimi amici e dare a ciascuno di loro la possibilità di lavorare su un suo pezzo, possibilmente quello che preferiscono. Ne è venuta fuori una bella raccolta di remix di otto tra i migliori brani di Kalkbrenner e con un “cast” di primissima scelta. L’apertura è stata affidata ai Wighnomy Brothers che introducono con “Steinbeisser”, preferendo una totale assenza di beats e tonalità morbide e fredde. Perfetta introduzione, in considerazione del fatto che Sacha Funke opta per un deciso contrasto tra una linea di synth melodici e riverberati, a misure proporzionatamente dinamiche fino a che Agoria, nella hit successiva, “Page 1,2,3”, non mostra i denti e articola la traccia con incessabili e solide percussioni. Passano quasi due minuti prima di arrivare ad un timido sviluppo del pezzo, ma nel momento in cui finalmente giunge nel pieno è facile cadere in distrazione data la caratura del brano successivo dove si arriva al picco più alto e affascinante della selezione, “Queer Yellow”, made by Ellen Allen & Apparat. Ritmi prima fatti a pezzi, poi ricostituiti allo scopo di inseguire ansiosamente una melodia e nel momento in cui centrano l’obiettivo, decidono prima di nuovo il tutto e poi di ricostruire ancora una volta…davvero fantastico!
Joris Voorn preferisce rischiare grosso con la scelta stilistica adoperata su “Press On”: i beats techno-house grossolanamente consumati implodono fino a che il brano non decolla in maniera incontrollabile per tutti tranne l’autore che resta con i piedi per terra e gestisce tutto in maniera egregia e a suo agio e piacimento. Segue Alexander Kowalski in “Gebrunn Gebrunn”con sonorità quasi da disco-music, come se gli Earth Wind & Fire oppure Kc & Sunshine Band fossero stati triturati e frullati in un totale e vertiginoso delirio house! In perfetto stile electro-dub invece si offrono i Modeselektor con un’eccellente versione di “Gia 2000”, le pulsazioni elettriche scandiscono il tempo e il groove seghettato ha il sapore di una marcia techno! Conclusione affidata a Michael Mayer con “Feature Me”. Possente, minimale e spinosa con i beats dei loops dapprima tagliati e poi rispolverati grazie ad un pad di synth, di media lunghezza a nota fissa, che sembra più che sufficiente per aprire all’house più o meno classica. Da tenere in considerazione questo “Reworks”, soprattutto gli amanti del genere che non possono assolutamente farselo scappare considerando che Kalkbrenner è il degno regista e “sceneggiatore” di questo progetto davvero molto divertente e piuttosto singolare.
Autore: Luigi Ferrara