Immaginavo che quest’anno al SXSW si sarebbe vista la crisi. Sentivo di gente che rinunciava a venire ad Austin per l’appuntamento annuale con la piu’ importante conferenza musicale del mondo, la South By Southwest Music Conference and Festival, e la sensazione era che avremmo visto una edizione sottotono.
Invece appena arrivato, dopo 22 ore di viaggio, prima di schiantarmi a letto ho rispettato il solito rituale andando a prendermi un buonissimo hot dog vegano al chioschetto su Red River Street. Come mi sono affacciato su Sixth Street sono stato investito da un fragoroso ed allegro rumore di musica, folla e divertimento.
Complice il festeggiamento di St.Patrick’s Day, che ormai si celebra piu’ negli USA che in Irlanda, la via centrale dell’entertainmet di Austin, chiusa al traffico, pullulava di ragazzi e ragazze vestite di verde e da ogni locale usciva musica, bands agli angoli, nei bar, dappertutto suonavano ogni tipo di musica, dal metal al blues.
Sono capitato davanti al Latitude, che anche quest’anno e’ il quartier generale dell’industria musicale inglese, the “British Music Embassy” (Hello Italia? Siae? Fimi? Dove siete? C’e’ qualcuno in casa?), pieno zeppo di tipi “british” che bevevano birra fumavano e chiacchieravano mentre sul palco suonava la bravissima funk lady Alice Russell seguita dai Proclaimers, lo storico duo scozzese dei gemelli occhialuti. Sentire la loro “A letter from America” e’ stato un piacevole tuffo nel passato.
Insomma, la crisi c’e’ ma non si vede? In realta’ si vede e se ne vedono anche le reazioni. Questo e’ un modo di divertirsi che costa poco. Una serata con gli amici in giro per locali puo’ essere fantastica e costare l’equivalente di tre birre. Su USA Today ho letto che molte bands, dagli U2 alla Dave Matthews Band, hanno drasticamente abbassato i prezzi dei biglietti per i loro concerti estivi. Se hai perso il lavoro certo non vai a caccia di un biglietto da 150 dollari. Ma se costa 20 magari una bella serata riesci a permettertela.
Tutto questo succcedeva un giorno prima dell’inizio del SXSW, mentre il festival è iniziato il 19 marzo.
Dopo la solita fila per ritirare il badge, anche gli artisti che suoneranno da stasera a sabato erano nella loro fila, volti sconosciuti di giovani con le stesse barbe e gli stessi jeans di chi faceva l’artista emergente negli anni ’70, poi ’80 e poi ’90. Nell’attesa sentivamo frasi entusiaste come: “Lo vedi quello? E’ il migliore amico di Sufjan Stevens!“. La giornata si divide tra conferenze pomeridiane e concerti serali. Il South By Southwest e’ cominciato, e noi, come ogni anno, ci sentiamo a casa, lontano da casa.
SXSW Day 1: Tonight’s schedule
Insomma, noi un piano di azione ce lo siamo fatti, per stasera. Sono 25 concerti tra le 20 e le 2. Impossibile vederli tutti. E poi non sappiamo ancora se ci saranno code piu’ o meno lunghe. Sicuro gruppi come Glasvegas e Dedemberists necessitano di un appostamento di almeno mezz’ora per entrare. Dalle 20 on stage i Les Fauves (italiani, di Modena) dopodichè tra concerti in contemporanea e scarti di un quarto d’ora si assiste a: Janelle Monae, Ladyhawke, Damien Lazarus, We are standard (spagnoli), M Ward, Pete Tong, Department of Eagles, Boyz Noise, The Temper Trap, Dan Auerbach, Peter Bjorn & John, Laura Marling, Jay Jay Pistolet, Juliette Lewis & The New Romantiques, Danananaykroyd, Deadmau5, Glasvegas, Eli Paperboy Reed, Aqualung, The Decemberists, Booka Shade, Billy Bob Thorton, Shout out out out out, Fastball
La parte delle conferenze cominciano a mezzogiorno con l’interessante dibattito “Annoying things that bands do”, ma il piatto forte del pomeriggio sara’ “Saying the unsayable with Jarvis Cocker”, in cui sembra che il leader dei Pulp discettera’ sul significato della canzone, o roba del genere.
SXSW Day 2: New stars in the Austin sky
Si viene qui soprattutto per scoprire le nuove bands e gli artisti che potenzialmente avranno successo nel futuro. Nel giro di 5 anni abbiamo visto nascere sugli striminziti palcoscenici dei club di Austin le carriere di Franz Ferdinand, Arctic Monkeys, Amy Winehouse, e l’anno scorso e’ stata la volta di MGMT, Santogold, Vampire Weekend, Duffy, Fleet Foxes.
Ieri sera, tra i 10 concerti che siamo riusciti a vedere, almeno 4 sono nomi che potranno dire qualcosa di importante nel 2009. Janelle Monae e’ talmente una “protege'” degli Outkast da esserne la copia conforme, e da generare tra il pubblico del suo show a Stubb’s la convinzione che il chitarrista fosse Andre’ 3000 (non era). Comunque si muove benissimo, e- sfrontata al punto giusto e ha una voce pazzesca. Temper Trap, australiani, potrebbero essere i Tv On The Radio dell’immediato futuro. Clamorosi gli scozzesi Dananananaykroyd, giovanissimi “screamo” con 2 cantanti, uno dei quali e’ anche seconddo batterista, che mettono in scena uno show ipercinetico perfetto per i teenagers alterna, ed infine School Of Seven Bells, di Brooklyn, punta di diamante della tradizionale serata al Buffalo Billiards sponsorizzata da radio KCRW (una garanzia), dove l’anno scorso avevamo scoperto i Ting Tings. School Of Seven Bells sono l’anello di congiunzione tra Cocteau Twins e Bangles. Atmosfere 4AD con basi elettroniche e melodie accessibili, una cantante che sia nella voce che nell’aspetto ricorda Susanna Hoffs, e una tastierista corista un po’ Cristina Scabbia (“This Mortal Lacuna Coil”?). Piu’ un chitarrista ciuffone che suona piegato in 2 come Ciccio dei Radiohead e del quale, si mormora, The Edge abbia recentemente tessuto le lodi. In Italia potrebbero funzionare, perche’ le ragazze carine che cantano cose tristi da noi hanno sempre avuto il loro spazio.
Oltre ai sopracitati, ieri sera abbiamo visto Ladyhawke (pezzi carini ma presenza deludente), Boyz Noise, di cui tanto si parla nel mondo dance, ma che in fondo fa quello che 20 anni fa chiamavamo “acid house” e nulla piu’, il maturo Dan Auerbach, con piglio da veterano, la dolce Laura Marling, bionda e pigolante Joan Baez dei nostri giorni, e per finire una tradizionale “country revue” con la band di Billy Bob Thornton, che siamo andati a vedere per rendere omaggio a colui il quale per anni hantenuto altissima la bandiera di noi ultraquarantenni secchi e pelati, sposando Angelina Jolie. Massimo rispetto a lui.
Nel pomeriggio, il dibattito sulle “Annoying things” che fanno le band era centrato sulle regole per andare d’accordo tra le giovani band e i clubs dove suonano. Cose piccole, tipo, non fate una guest list troppo lunga, non dite che vengono a vedervi 100 paganti quando sono 10, imparaate a scaricare il furgone ordinatamente. Insomma, la “long tail” si vede anche da questo. Ormai anche a livello ufficiale di “panel” del SXSW si parla di minuzie, e di guadagni di decine di dollari, non di milioni. Proprio nel giorno in cui il CEO di Terra Firma Guy Hands si dimette a causa del fallimento ddella acquisizione della EMI, della discografia qui pare non ci sia traccia. Le questioni sono altre, ormai. Il SXSW rappresenta chiaramente la realta’ post-discografica della musica pop.
Jarvis Cocker ha tenuto una esilarante ed istruttiva conferenza sul ruolo dei testi nelle canzoni, con esempi fantastici, dissezionando testi di canzoni come Louie Louie, Heroes e I am the Walrus con piglio da vero professore di Oxford.
Oggi parlera’ l’ospite d’onore del SXSW, Quincy Jones, e piu’ tardi i Devo. Prima di loro, incontri interessanti come quello sul potere dei Bloggers e su “Placing your music in film and tv”. Se si pensa che i Pearl Jam, per la ripubblicazione di “Ten”, hanno fatto un accordo con il telefilm “Cold Case” che in due puntate includera’ ben 16 loro canzoni, si capisce quanto questo sia ormai il veicolo chiave per promuovere la musica.
Come al solito, in mezzo a tanti nuovi virgulti, non mancano le vecchiazze. Stasera on stage, volendo, ci si puo’ districare tra concerti di veterani che vanno dai Meat Puppets a Tori Amos, da Peter Murphy ai Bar-Kays, dai Primal Scream ai That Petrol Emotion, fino al nuovo progetto di Gordon Gano dei Violent Femmes e a quello di Ben Harper, che con i suoi Relentless Seven chiudera’ le danze da Stubb’s. Se invece si vuole rimanere sul crinale dei new talents, ecco una prima selezione di possibili mete per la serata, attraverso il delirio di Sixth Street e dintorni:
Elvis Perkins (figlio di Anthony Perkins), Cold War Kids, M Ward, Gomez, Andrew Bird, N.A.S.A., Black Lips, Rye Rye, Kid Cudi, Ida Maria (saltata ieri sera), Vetiver, Blitzen Trapper, A Classic Education (italiani), Crystal Stilts, Chairlift, K’naan, Little Boots per non parlare di Peter Bjorn & John, The Von Bondies, Aqualung e Alice Russell, che suonano praticamente ogni sera in posti diversi. E sempre parlando di crisi economica e discografica: ieri notte abbiamo notato come a distanza di un anno i posti dove si fa entertainment ad Austin non solo non abbiano chiuso, ma si siano moltiplicati. Nuove venues, clubs, ristoranti, locali rinnovati. Ormai non credo si possa piu’ dire quanti concerti in quanti posti ospiti il SXSW. L’anno scorso le venues erano piu’ di 80 e i concerti 1800 circa. Secondo me quest’anno siamo vicini ai 2000.
La faccenda e’ sempre quella e sempre piu’ chiara: la “long tail” teorizzata da Chris Anderson e’ una realta’ tangibile. Tante cose piccole in tanti posti piccoli per poca gente alla volta e’ uguale a tantissima gente che gira, consuma, spende poco ma fa girare l’economia. Non e’ un caso che qui al SXSW proprio Chris Anderson sia intervenuto giorni fa nella parte “interactive” del festival a presentare il libro ‘Free: The future of a radical price”, nel quale, facendo l’esempio della Gillette che regalava i rasoi per vendere le lamette, prefigura un futuro in cui si regalera’ 99 per vendere 1.
SXSW Day 3: Tonight’s schedule
Sara’ la serata dei Devo. Tutto il resto dei movimenti circolera’ attorno al loro concerto di mezzanotte alla Austin Music Hall. Per vedere loro ci dovremo sorbire probabilmente anche Tricky, che suona appena prima. Ma prima e dopo cercheremo di vedere qualcuno tra questi:
Late of the pier, Dinosaur Jr., Asher Roth, Kid Sister, Melissa Auf Der Maur, Crystal Stilts (persi ieri), Black Lips (pure), Asobi Seksu, The Felice Brothers, The bird and the bee, Glasvegas, The Black Box Revelation, The Hold Steady, Sorry Ok yes (italiani), New York Dolls ( loro!), Dj Shadow, Carlene Carter, Ben Harper.
Ah, e gira voce del secret gig dei Metallica. Quello dei Jane’s Addiction e’ stato ieri notte alla festa di Playboy (mica scemi), e deve essercene stato anche uno di Kanye West da qualche parte, o almeno cosi’ gira voce.
Ah, a proposito della fine della discografia. Il secret gig dei Metallica sapete chi l’ha organizzato? Quelli che in questo periodo stanno facendo guadagnare una barca di soldi ai Metallica. Chi? La Universal? Live Nation? Macche’. La Activision, cioe’ la casa produttrice di “Guitar Hero Metallica”.
SXSW Day 4: Making History
“Little” Steven Van Zandt, oltre a fare da 35 anni il mestiere di chitarrista della E Street Band, e negli ultimi anni la parte di “Silvio” nei Sopranos, e’ un arguto imprenditore dell’underground, e da 7 anni porta avanti una attivita’ che circola attorno al suo programma radiofonico Little Steven’s Underground Garage, in onda settimanalmente su 200 radio americane, e 24 ore al giorno sui canali 25 di Sirius e 59 di XM, i due network di radio satellitare che ora sono diventati una cosa sola. Sul concetto del programma radio destinato alla divulgazione del rock’n’roll e’ nata anche l’etichetta discografica omonima, che produce compilations e ha gia’ firmato diverse nuove band.
In questa veste, Little Steven ha tenuto Venerdi’ mattina al SXSW un illuminante discorso sullo stato della musica. “Il rock’n’roll era musica da ballare – ha detto. Quando abbiamo cominciato anche ad ascoltarlo e’ cominciato il declino“. Le vere rock’n’roll band erano le “bar bands”, che suonavano i classici nei localini. Anche i Beatles lo sono stati, per 5 anni, e la E Street Band per 7. “Se impari a suonare i classici, poi impari anche a scriverli!”. Per la seconda volta in pochi giorni, dopo la conferenza di Jarvis Cocker, si e’ detto che “Le parole non sono la cosa piu’ importante nella musica. Io ho scritto interi album di canzoni politiche, ma non se li e’ filati nessuno“, e che oggi come allora bisogna avere pazienza, suonare nei bar per anni e non vergognarsi di fare le canzoni altrui. “Ricevere una bella canzone da qualcuno e’ un dono del Signore“. E se ieri fare un album era il punto di arrivo per una band, oggi e’ il biglietto da visita, il chip d’ingresso, l'”entry level” da cui partire per sviluppare le attivita’ che ti permetteranno forse di guadagnare con la musica, secondo schemi ancora da trovare.
Tra il pubblico della conferenza abbiamo notato la presenza di Michael Lang, che 40 anni fa organizzo’ il festival di Woodstock, venuto al SXSW per un incontro sull’anniversario di quell’evento. E’ incredibile come questo signore sia identico a quando lo intervistavano sulla moto nello storico film. Da allora sembra che abbia, a dir tanto, 10 anni in piu’, non 40. Potrebbe essere il figlio di Michael Lang, e invece e’ lui, per il quale gli anni sono passati non solo tra gli eccessi vari della sua generazione, ma anche tra crack finanziari ed imprese ad alto rischio, eppure e’ ancora li’ e sembra un ragazzino. Sara’ vero che il rock’n’roll mantiene giovani.
E quindi la serata l’abbiamo dedicata alla storia. E ci ricorderemo per sempre di essere riusciti a vedere in una sola sera ed in 3 posti diversi prima i Metallica, poi i Devo e alla fine i New York Dolls. Cioe’ 30 anni di rock americano sintetizzati in poche ore.
I Metallica hanno deliziato i 2000 fortunati riusciti ad entrare da Stubb’s sotto l’egida di “Guitar Hero” per celebrare la versione del gioco a loro dedicata con una scaletta di classici, probabilmente tutti brani presenti nel gioco stesso. Un “secret gig” che era da tempo il segreto di Pulcinella, con file infinite fuori dal locale di gente speranzosa di entrare.
I Devo hanno chiuso in bellezza la serata ufficiale alla Austin Music Hall con i loro classici e l’attitudine di un tempo, sempre saltellanti e clowneschi come allora. Anche se a vederli oggi, ultracinquantenni con pancia e capelli bianchi, ballonzolare sul palco alle note di Peek a Boo e Whip It sa un po’ di Righeira, con tutto il rispetto.
I New York Dolls, saliti all’una sul palco dello Smokin Music Club, hanno dimostrato tutto il potere devastatore del rock’n’roll. Dopo di loro solo rovine. Per quanto mi riguarda il concerto piu’ esaltante visto da anni, ed una degna chiusura delle giornate ad Austin.
Nel corso della giornata avevo visto anche altri concerti qua e la’: Vetiver e Heartless Bastards da Waterloo Records (negozio di dischi tra i piu’ belli del mondo), Ben Harper al Convention Center, gli italiani Sorry Ok Yes, e Tricky (uno dei piu’ grandi bluff musicali degli anni ’90) prima dei Devo.
Ma la “tripletta storica” ha segnato la serata e mi ha permesso di partire soddisfatto e appagato.
Rimane la sensazone, come abbiamo scritto, di un SXSW all’insegna dei grandi cambiamenti, della ricerca di metodi ancora poco definiti per far funzionare il mercato della musica nel futuro immediato, della voglia di ritrovare una maggiore attenzione all’arte e alla qualita’ della musica.
Ce la faremo? Magari ne parliamo l’anno prossimo. Bye Bye Austin.
Autore: Luca De Gennaro
www.myspace.com/dananananaykroyd – www.myspace.com/thetempertrap – www.myspace.com/janellemonae