Dove avete già sentito quella voce? Si, certo,sembra proprio Morrissey. E c’è quel che di english che ricopre tutti i brani, conferendo un austero quid all’ascolto. Ma non potrete negare che quel piedino si muove, seguendo un botto assai simile all’effetto Franz Ferdinand ormai fuori controllo.
Il signor Paul Smith, che presta la voce a questo progetto, attraversa l’etere trascinandoci nelle melodie brit di qualche anno fa, con la innegabile benedizione dei Blur.
“I would love to see you net year” è un verso fantastico per provare una via d’uscita, e il buon Paul lo ripete con convinzione nella ritmica “apply some pressure”: e i modi sbilenchi di “Graffiti”?
Il caro Paul faccia-da-schiaffi dondola la sua voce profonda sul tiro impostato e nervoso dei suoi compari, smanettando perfettamente le regole del pop-rocker. “Going missing” trasuda gocce di malinconia, prima di risalire al cuore con il ritornello, e la risacca dell’ascolto ha la stessa schiuma malinconica di certi groppi in gola, cui si reagisce solo con lo sguardo alto, sfatto e consapevolmente folle. “I want you to stay”, riporta immagini di una storia andata ai posteri ci riappare di notte, col viso della classica bella e perduta: qualcosa ha straziato il vecchio Paul, e lo si capisce costantemente, anche dal new man citato nell’aggressiva “Limassol”. Siamo in pieno territorio Smiths, ma la verve , intesa come personalità, non latita: gli stilemi hanno l’innegabile impronta britannica, che i ragazzi dilettano nelle loro piccole pop songs.
“Once a glimps” trasogna e disorienta, costruendo soffici ricami dove il gruppo assale compatto, così come ci si diverte nei cambi armonici di “I’m all over the shop”. Ecco la perfetta chiusura colorata, limpido pop che mima la danza adolescenziale: ”Kiss you better”, che sia la ricetta per i mali d’amore?
Autore: Alfonso Tramontano Guerritore