Se Johnny Flynn con questo terzo disco, Country Mile, cercava la consacrazione a nuovo Johnny Cash del terzo millennio, probabilmente l’ha trovata. Il suo country folk di targa molto irlandese, dopo l’ottimo esordio di A Larum (2008), e la conferma con Been Listening (2010), trova qui la sua definitiva consacrazione.
Ostinatamente, Flynn sembra ignorare quanto di nuovo sia stato fatto, anche nel suo stesso circuito folk, negli ultimi anni, e mantiene i punti fermi della sua ispirazione: le citazioni di Yeats e Shakespeare, il suo suddividersi fra poesia, recitazione e musica, e la sua inseparabile band, i Sussex Wit (composta da David Beauchamp, Adam Beach, Joe Zeitlin, James Mathe, Matt Edmonds, e sua sorella Lillie Flynn).
Benché di classe 1983, il suo country-folk sembra attraversare il tempo, e va diritto verso le origini, ovvero le ballate dei bardi medievali che attraversavano le brughiere britanniche.
Così è Country Mile, la title track, che è anche pezzo d’esordio, e così The Lady is Risen e Murmuration. Sembra poi cercare una contaminazione gitana in Gipsy Hymn (esperimento fallito), mentre Einstein’s Idea è una ballata scritta per il figlio di due anni, Gabriel, nella quale si cerca (dovremmo dire si pretende) di spiegare in musica con parole semplici la teoria della relatività, mescolata con la teoria dell’amore universale di tutte le cose (per il quale Flynn non ha avuto per fortuna il coraggio di chiamare in causa anche il nostro Giordano Bruno). Tinker’s Trail invece esplicita il tema che corre lungo tutto il disco, ovvero il tema del viaggio, reale e interiore, mentre After Eliot vuole essere un omaggio a T.S. Eliot. Si capisce che la preparazione culturale non manca, certo, e nemmeno l’ambizione di costruire un’opera in musica che abbia anche contenuti poetici. E certamente non ci sarà nulla da dire su questo risultato sicuramente raggiunto.
Il punto è che la musica non supporta la poesia e la ricerca che ci sono dietro i testi, perché il folk di Flynn sembra dimesso, anche se vorrebbe essere epico, e non si trovano momenti musicalmente alti dal punto di vista lirico.
L’ispirazione trobadorica e popolare tiene il giovane Johnny lontano dai toni alti, ma il risultato è una musica dal tono piuttosto piatto e dalla ritmica (quasi) inesistente, accompagnata dall’assenza di idee innovative per rinnovare il sound.
Insomma è musica per i nostalgici, quale sicuramente è lo stesso Flynn benché così giovane, e non riesce a conquistare al di fuori dagli amanti del genere. L’ascoltatore è avvertito.
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autore: Francesco Postiglione