A due anni dal loro debutto i francesi Feu Robertson pubblicano il loro secondo disco continuando sulla scia di un indie-folk con venature country e freak. Il loro sound, infatti, attinge molto allo stesso immaginario a cui si ispirano (ispiravano) gruppi e artisti come Songs:Ohia, Elliot Smith e Gris Gris. Il loro approccio è dunque tendenzialmente molto intimista e nostalgico, in ogni caso i brani sono sempre molto avvolgenti e rassicuranti, a parte “Jungle life” nei cui dieci minuti alternano e avvicendano momenti elettroacustici, schegge di rock e momenti altamente intensi. Gli altri brani hanno un tocco tristallegro (“Sunrise burning”) o riflessivo (“True Valentine”). Tuttavia il brano che colpisce più di tutti è la conclusiva “Haunting old joys”, un folk intimista al cui centro c’è un banjo suonato alla maniera di Eugene Edwards (Wovenhand).
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autore: Vittorio Lannutti