Sono passati circa 7 mesi da quando recensimmo la compilation “Appendix” con la quale i tedeschi Funkstörung ponevano definitivamente fine alla propria vicenda artistica come coppia, ed è già tempo di passare in rassegna il nuovo disco solista di Michael Fakesch (a suo nome in passato una manciata di ep, alcuni remixes e nel 1999 un album intitolato “Marion”), qui all’opera con un funk ultra-digitalizzato dove la voce di Taprikk Sweezee (anche co-produttore insieme a Michael) si insinua tra profondissime pulsazioni di basso, ritmiche convulsive, smorfie elettroniche (“Blackbird”), strappi alla Aphex Twin (“Crest”) e scampoli hip-hop (“Don’t stop”, “Give it to me”). In “Complicated” e in “Dot” Taprikk si traveste da Prince per un suono dai risvolti vellutati pur se sospinto da ingranaggi meccanici; in “Soda” fanno la loro apparizione sbuffi di trombone a solleticare il basso roboante imbracciato da Andreas Kellner; “Escalate” e “Travel” sono due semplici esercizi scaldamuscoli; “I want it” è tutto uno snodarsi di tubi gommosi e scontro di frattaglie post-techno e in “Wire” si annida un virus electro pronto ad esplodere in tutta la sua purulenza all’attacco di “On the floor”. Tripletta conclusiva: “Miko” è un anomalo pezzo trip-hop in lenta fermentazione; la successiva “Left” gioca insistentemente con sciabolate di breaks; “Channel” è una soul-song alla maniera di Jamie Lidell prima del finalino tutto funky.
Autore: Guido Gambacorta