I Front Line Assmbly esistono ancora, a quanto pare. Ed escono su Steamhammer, etichetta teutonica dalla esplicita vocazione metallara o, comunque, hard-boiled, nonchè, dando un’occhiata al catalogo, specializzata nel rilancio di nomi quasi pronti per un’ideale casa di riposo musicale. Come se certi “marchi”, appunto metal, per statuto non possano tramontare o riemergere sotto altre fattezze. E pare che lo stesso possa dirsi per la band di Bill Leeb (che però è austriaco), con una copertina (e anche un titolo, anche se in maniera mediata) in tiepido stile dark-apocalittico che sa tanto di crema anti-invecchiamento.
D’altra parte, viene subito da domandarsi cosa ancora si possa concretamente chiedere nel 2004 all’industrial-rock, e a loro che ne sono stati tra i capofila a cavallo tra gli anni 80 e 90. Periodo in cui hanno dato sicuramente il meglio, per poi eclissarsi, a fine decennio scorso, in un oblio-declino foriero di irreversibile inaridimento creativo. “Civilization” conferma in pieno tali sospetti. L’apparato promozionale in dotazione alla Steamhammer (potente nell’essere questa sussidiaria della SPV) potrà fare anche l’impossibile, ma non credo siano già attrezzati per fare i miracoli su quest’ora di techno-industrial a buon mercato. Che è appunto ciò che oggi ci si può ragionevolmente aspettare tanto dal genere che dal gruppo in questione. Sembra di ascoltare i Polina (e se non sapete chi sono, vi dico che anni fa avrebbero dovuto sfondare) o un anonimo dj-set gothic-EBM nel locale all’angolo. Io ci ho provato ad ascoltarlo fino in fondo, e non è che sia questo grosso supplizio. Ma sono 10 brani vuoti, superflui, inutili come quelli di un gruppo nobile quanto si vuole ma costretto oggi come oggi a far cassa senza formalizzarsi troppo sull’effettiva qualità del prodotto. Non è escluso che il clistere della critica più ossequiosa dia un valido contributo alla causa, ma noi, umilmente, preferiamo chiamarci fuori da questa iniziativa di solidarietà.
Autore: Bob Villani