I numeri, le date, le coincidenze spesso sono degne di approfondimenti cabalistici.
E così, mentre il 6 settembre 2024 David Gilmour, tra gli onori delle cronache, dà alle stampe il suo atteso “Luck and Strange” (di cui si è parlato su queste pagine in apposito articolo), un altro pezzo di storia della musica inglese, i King Crimson, recuperano dagli archivi le registrazioni dal vivo dell’agosto del 1982 in Francia e pubblicano “Sheltering Skies (Live in Fréjus, August 27th 1982)”; tutto ciò quando Andrian Belew (voce e chitarra di quei King Crimson) ha dato vita al (super) progetto Beat (con Tony Levin – anche egli basso e Chapman stick di quei King Crimson -, Steve Vai alla chitarra e Danny Carey alla batteria) per portare dal vivo proprio la musica dei King Crimson degli anni ottanta di “Discipline”, “Beat” e “Three Of A Perfect Pair”, per un tour la cui data del primo concerto è stata fissata per il 12 settembre 2024.
Quando vidi la prima volta i King Crimson dal vivo nel 1996 (all’epoca, rispetto ad oggi, era più difficile recuperare materiale video dei concerti), rimasi scioccato dalla qualità, bravura e particolarità della loro esibizione live, per quella che è stata la loro miglior formazione (ed anche tra le migliori formazioni della storia della musica “rock”), composta da Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Trey Gunn, Bill Bruford e Pat Mastelotto, compagine nata come ampliamento del nucleo costituito proprio negli anni ottanta, quando il genio di Fripp generava un “mostro” a quattro teste (Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin e Bill Bruford).
Il gruppo nato come Discipline, dopo alcune “prove” dal vivo, tra cui uno storico e “underground” debutto live al Moles Club, a Bath, del 30 aprile del 1981 a nome proprio Discipline (per la serie King Crimson Collectors’ Club è stato pubblicato “Discipline: Live at Moles Club, Bath 1981”), nel settembre del 1981, recuperando la storica firma, come King Crimson, stampava lo splendido ed inimitabile “Discipline”.
I King Crimson con “Discipline” compivano un miracolo musicale figlio dei suoi tempi ma al contempo nuovo e precursore dei tempi a venire, licenziando un ulteriore capolavoro che chiudeva il perfetto poker: “In The Court Of Crimson King”, “Larks’ Tongues in Aspic”, “Red”, “Discipline” (sul punto si rimanda a quanto già ampiamente scritto su queste pagine nell’approfondimento ‘La “frammentazione e reinvenzione” dei King Crimson. Una retrospettiva per uno dei più grandi gruppi rock di tutti i tempi‘).
“Discipline”, infatti, codificava un nuovo linguaggio musicale, assorbendo gli umori degli anni ottanta riscrivendoli, però, in una chiave unica.
Ed è proprio “Discipline” che forma l’ossatura di “Sheltering Skies (Live in Fréjus, August 27th 1982)” a cui si uniscono (come vedremo in dettaglio successivamente) alcuni brani dal successivo “Beat” e due imprescindibili “classici” degli anni settanta.
Va preliminarmente detto che parte del materiale presente su “Sheltering Skies” era stato già edito, per la serie King Crimson Collectors’ Club, sul CD “Live At Cap D’Agde, 1982” (“Indiscipline”, “Heartbeat” e “Larks’ Tongues In Aspic II”, registrate proprio il 27 agosto 1982 a Fréjus e una delle due “The Sheltering Sky” – quella che chiude il vinile – registrata invece a Cap D’Agde) e in versione più estesa sulla VHS “The Noise” prima e sul DVD “Neal And Jack And Me” poi (DVD contenente anche “Three of a Perfect Pair: Live in Japan 1984”); nel cofanetto “On (and off) The Road” è poi contenuto sia materiale video che audio di quel live, ma soprattutto tutti i brani che andranno poi, come titoli, a comporre “Sheltering Skies (Live in Fréjus, August 27th 1982)”.
Fatta questa premessa possiamo passare ad esaminare “Sheltering Skies (Live in Fréjus, August 27th 1982)”.
La prima cosa che salta all’occhio è che non solo sono presenti più brani rispetto a “The Noise” (sono, come detto, presenti invece quelli su “On (and off) The Road”), ma che anche il loro ordine è differente rispetto alla scalette fino a oggi proposte della serata.
Apre, infatti, il Side A del primo LP da “Discipline” quel magistrale funk-etno-progressive deviato che che è “Thela Hun Ginjeet”, tra le più belle composizioni di quel periodo (e non solo), dove le ritmiche di chitarra e le ritmiche di basso e batteria tessono spasmi da intricata giungla in cui la voce, ora cantata ora narrante, di Belew raggiunge la perfezione (a tale brano ha fatto omaggio anche il grande Les Claypool con il suo Colonel Les Claypool’s Fearless Flying Frog nello splendido “Live Frogs Set 1”, live che contiene anche un’esaltante “Shattering Song” e un’incredibile “Shine On You Crazy Diamond (Jack Irons version)”; il “Live Frogs Set 2” conterrà invece l’intera esecuzione del disco “Animals” dei Pink Floyd).
Segue, ancora da “Discipline”, l’evocativa e morbida “Matte Kudasai”, in cui la chitarra di Belew cesella suoni che richiamano il canto di uccelli marini in volo su spiagge oceaniche della sua “sad America”.
Chiude l’incredibile Side A del primo LP, l’eccelsa “Indiscipline” (sempre da “Discipline”) che qui raddoppia la durata (“Indiscipline” sarà uno dei brani che entrerà di diritto nel repertorio live dei King Crimson); dopo essere stata introdotta da un assolo di Bruford (che per me sotto il profilo ritmico, per eleganza e dettagli, resta tra i più grandi batteristi “rock” di sempre), arricchita dall’inconfondibile stick di Levin, dalla chitarra di Belew e di Fripp, “Indiscipline” si immortala nello “spoken” per voce e stick, raggiungendo livelli di arte teatrale tesa (“I repeat myself when under stress/I repeat myself when under stress/I repeat myself when under stress/I repeat myself when under stress/I repeat myself when under stress…”), spezzata dalle deflagrazioni strumentali.
Girato il vinile ed è il tempo di “Red”, brano destinato con “Larks’ Tongues In Aspic: Part II” ad entrare a far parte della storia della musica, entrambi tratti dai meravigliosi omonimi dischi “Red” del 1974 e “Larks’ Tongues In Aspic” del 1973, due spartiacque, pietre d’angolo su cui si è costruito un universo musicale e che meritano una breve digressione.
Di “Larks’ Tongues in Aspic” e di “Red” su queste pagine si è scritto: ‘“Larks’ Tongues in Aspic” è un disco perfetto, che restituisce alla musica una nuova essenza del termine “progressive”, grazie al suo essere universale. Il “rock” si fonde all’avanguardia e alla musica classica del novecento (in “Larks’ Tongues in Aspic Part II” si respira “La Sagra della Primavera” di ’Igor’ Fëdorovič Stravinskij); le sperimentazioni operate dal vivo nei mesi precedenti alle sessioni di registrazioni vengono “contenute” e “cristallizzate” con mirabile equilibrio (la pubblicazione dei live ante e post registrazioni in studio completerà l’essenza del tutto dando luce anche alle splendide e più libere performance sul palco); non un cedimento, nessun punto debole, per un lavoro discografico che ancora oggi non risente del suo tempo, con richiami e anticipazioni al metal, al math rock, alla psichedelia…’.
Ed ancora di “Red”: ‘è come se incarnasse la più esatta fusione dei migliori King Crimson di “In The Court Of Crimson King”, “Islands” e “Larks’ Tongues in Aspic”’.
Tornando a “Sheltering Skies (Live in Fréjus, August 27th 1982)”, la sua “Red” non delude, mostrando intensità, muscolarità e abrasione.
Si passa con “Heartbeat” a “Beat”, per quelli che sono i King Crimson con un volto anche “pop” anni ottanta (ancora su queste pagine si è scritto: ‘Sebbene la formazione fosse la medesima, ripetere la perfezione raggiunta con “Discipline” era impossibile; inizia con “Beat” inoltre ad affiorare una più marcata componente “pop”)’; la “Heartbeat” presente sul live, marca il cartellino e fa solo presenza.
Nuovamente da “Discipline” (la prima) “The Sheltering Sky” (quella registrata a Fréjus) è distopico viaggio nelle nevrosi della mente. Sul sempre pregevole lavoro ritmico di Bruford con la sua percussione e di Levin con lo stick, Fripp libera una chitarra che dal perfetto tema muta in fraseggi che lambiscono finanche il Frank Zappa di “Transylvania Boogie” e di quel capolavoro per chitarra che è “Treacherous Cretins”, prima che in uno con Belew si dirigano verso acidi landscapes che congedano un primo vinile dall’altissimo contenuto.
Il secondo vinile è inaugurato da “Elephant Talk”, esaltazione dello stick di Levin e dei suoni “animaleschi” della chitarra di Belew che simulano il barrito dell’elefante. Tornano le ritmiche da funk-progressive e Fripp dipinge uno dei suoi più bei interventi di chitarra (qui leggermente meno netto rispetto alla versione in studio) mentre Belew, con il suo assolo, richiama i fasti della collaborazione con i Talking Heads.
Si torna a “Beat” con “Neal and Jack and Me” (che ne chiarisce anche il riferimento nel titolo alla beat generation con il richiamo a Neal Cassady e Jack Kerouac), brano che a suo modo, come “Heartbeat” mostra il lato più “pop” dei King Crimson ma con piglio più aspro e convulso ne calibra la giusta misura.
“Waiting Man”, rispetto alla versione studio di “Beat”, presenta una più lunga e ipnotica parte “percussiva” che evoca il “drumming” di Steve Reich, su cui si apre un cantato maggiormente libero; di pregio l’apertura strumentale sospesa tra un’impressionante ritmica di batteria e Chapman stick e il noise di della chitarra di Belew; il tutto conferisce al brano una veste più degna dei King Crimson.
“Larks’ Tongues In Aspic: Part II” (del disco da cui è tratta si è già detto) è la summa della musica di King Crimson, una composizione nel tempo e senza tempo, qui eseguita (dati i parzialmente differenti musicisti) in modo più chirurgico e scientifico, con la chitarra di Belew al posto del violino di David Cross.
Chiude il tutto la seconda “The Sheltering Sky” (nella versione live di Cap d’Agde) per un disco che testimonia come i King Crimson siano una perfetta macchina live capace di unire tecnica, intensità, testa e cuore in ogni singola nota suonata e in ogni singolo silenzio.
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