Giunto al proprio terzo album, il quartetto sloveno ambisce ormai a farsi conoscere a livello continentale grazie ad una formula pop-metal roboante e compatta ma mai troppo lontana dal gusto mainstream. Se soltanto fossero riusciti ad essere un po’ più originali e soprattutto più vari nei suoni, crediamo che le possibilità di sfondare ci sarebbero state davvero già con quest’opera, ma qualcosa va ancora perfezionato nell’alchimia prima di decollare sul serio. Gli Smashing Pumpkins degli esordi (quelli acerbi di “Gish” e “Siamese Dream”), i Girls Against Boys (amatissimi dagli Psycho-Path: Scott McCloud li onorò addirittura come ospite nel loro precedente album “Terminal”), Skunk Anansie e Melissa Auf Der Maur sono gli indizi che vi offriamo per inquadrare questa band, che si avvale alla voce della brava e bella Melèe.
Non ci convincono le chitarre ribassate su una sorta di stoner “morbido” e le manette degli amplificatori regolate su frequenza fissa lungo l’intero arco delle 12 composizioni: le canzoni si somigliano un po’ tutte e 50 minuti così diventano addirittura lunghi. Le cose, per carità, vanno bene in pezzi power-pop quasi radiofonici quali ‘Kemper Boyd’, ‘Tough Cookie’, ‘Sonny’, ed ancor di più nei due episodi spaccaossa: ‘Mental Body’ e ‘The Hell Outta Dodge’; ma il resto dell’album non aggiunge nulla di significativo, neanche quella ballata anomala che è ‘Weapon of Opportunity’, con ospite dälek che si limita a muovere giusto qualche manopola al mixer.
Autore: Fausto Turi