Si presentano con un look che va dai Placebo ai BluVertigo, ed in effetti anche l’ispirazione sonora non naviga lontano da quelle acque. Quello dei Glam potrebbe definirsi un elettro-punk-wave italiano, dove a prevalere, una volta tanto, non sono i computer ma gli strumenti, le sane chitarre elettriche di Francesco Catenacci, anche vocalist, il basso di Fox e la batteria di Mario Varotto.
E se l’inizio dell’album, il primo prodotto in studio fra Napoli e Firenze, è decisamente invitante, con Noir che introduce un riff suadente e dark di chitarra, a cui segue un pezzo ben strutturato come Quello che manca, bisogna dire che verso la fine la verve dei ragazzi si perde un po’, stemperandosi in avventurose schitarrate e rock urlato a squarciagola che francamente sanno di già sentito (Bella fresca, Lentamente). Più stile Subsonica sono invece canzoni come Dalle ciglia, o Amami Ancora, che sembrano confezionate apposta per essere singoli di grido e di lancio di quest’album per un mercato come quello italiano che non perdona gli esordi fallimentari.
Complessivamente, il meglio sembra provenire dai primi pezzi, che accolgono l’ascoltatore con un bel benvenuto di punk elettrico che fa viaggiare verso orizzonti britannici, mentre il resto dell’album non sembra mantenere del tutto le aspettative promesse, anche se il riff di basso e chitarre di Kitsch è ben confezionato e trasporta lontano (fino a echi di New Year’s Day e scusate se poco).
Si tratta comunque di un sound perfettibile, e di una bella prima prova di ingresso: l’importante è che non si seguano troppo pedissequamente le tendenze e si cerchi di rafforzare quel tanto di inquieto e di dark che fa da sottofondo ai pezzi migliori.
Autore: Francesco Postiglione