Non ci sono inviti nè buttafuori per questo variopinto party. Dovete arrivare un attimo a Philadelphia, o meglio Philly se parliamo di soul music. Una delle capitali, se non LA capitale, di quella che merita la palma di black music per eccellenza.
Party, dicevamo. A darlo è Larry Gold, veterano violoncellista (e fine compositore) già al servizio di Pickett, Springfield e Butler, nonchè esponente del leggendario Sound of Philadelphia. Storia, anche se poco nota ai meno esperti (me per primo). E, più di recente, il riconoscimento di vera e propria “levatrice” per la carriera dei Roots, gli ambasciatori dell’hip hop di Philadelphia (anche se adeguatamente memore di “quel” sound). Roots che sono qui presenti, nella persona di Tariq “Black Thought” trotter, che rappa su ‘Ain’t No Stopping Us Now’ (remake del brano di McFadden e Whitehead), esplosiva palla al centro di questo party.
Che si avvale dell’animazione di altri cerimonieri, a cui Gold dà in uso il microfono perché accompagnino, col velluto delle loro voci – ora limpide, ora falsettate – i brani da lui intagliati (eccezion fatta per la citata opening-track e per la conclusiva ‘Can I’, nuova ballata a firma Bunny Sigler). Nomi con cui non sono familiare (un giorno forse aprirò la rubrica “l’inesperto cerca di rispondere”), ma sono nel party, cavalco tutte queste funky-soul-disco vibes (‘Dance’, ‘Travelling’ – riuscite a star fermi?), e me ne fotto della mia ignoranza. Hey, non mi ero accorto che quella lì ha un bel culo…
Autore: Bob Villani