Delicato come un disegno color pastello a cera (perfettamente rappresentato anche dalle belle grafiche che accompagnano il vinile nell’ideale percorso tracciato al loro interno) si mostra, sin dal primo ascolto, “The Pilgrim, Their God and the King of My Decrepit Mountain” (Heavenly Recordings – [PIAS]), l’ottimo disco d’esordio degli Inglesi Tapir!
Acquerelli di indie-folk-pop che come una storia raccontata, e divisa in tre ideali atti, narrano di un Pellegrino, di un Dio e del Re di una Montagna Decrepita, con un mood sempre esatto, puntuale e “romantico”.
“Act 1 (The Pilgrim)”, con Kyle Field (Little Wings), in apertura, con la sua voce “parlata” e le sue melodie sognanti da “shire” è viatico per la splendida “On a Grassy Knoll (We’ll Bow Together)”, che evoca reminiscenze canterburiane su di una base ritmica di appagante elettronico contrasto, per un piccolo e totalizzante capolavoro; ritmica che esalta e “accenta” la successiva e altrettanto riuscita “Swallow”, in cui le inclinazioni e i confini melodici della voce caratterizzano.
Cala il sipario sul primo atto “The Nether (Face to Face)”, altro brano pienamente riuscito ed esaltato dai cambi di registro.
“Act 2 (Their God)”, con Kyle Field (Little Wings), tra parlato, suoni di oceano e di uccelli, accenna sonorità jazz sommesse che si risolvono nell’austera “Broken Ark” il cui cantato da crooner naviga sulle abrasioni delle distorsioni (“Sail away on my broken ark”).
“Gymnopédie” (che nasconde un dichiarato omaggio) è ballata da tardo meriggio sferzato da crasse ventate metalliche.
Con “Eidolon”, caratterizzata dalla doppia voce maschile e femminile, si torna al folk più tradizionale, torna alla mente Walt Whitman, e si conclude anche il secondo atto.
“Act 3 (The King of My Decrepit Mountain)”, con Kyle Field (Little Wings), sempre per palato, è il brano più sperimentale e noise.
Vertigini acustiche e un cantato rassicurante, anch’esso caratterizzato dalla doppia voce maschile e femminile, definiscono “Untitled”.
In “My God” torna in opposizione la batteria elettrica a una linea vocale da cantore e favola ineccepibile “It’s no complication/It’s your imagination that you found”.
“Mountain Song” è il brano più complesso nelle sue diverse parti fatte di indie-folk, elettronica, aperture strumentali e coralità vocali, una mini suite che racchiude in sé tutta l’essenza di quanto sino a ora raccontato, immaginato e ascoltato riguardo a un Pellegrino, a un Dio e al Re di una Montagna Decrepita.
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