Non c’è due senza tre. Puntuali come un orologio svizzero, i Weird War di Ian Svenonius ci consegnano il loro terzo album a un anno esatto da “If You Can’t Beat ‘Em…”. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, è consigliabile un breve ripasso della storia. All’indomani dello scioglimento dei Make-Up, tra le più brillanti formazioni dell’indie-rock americano degli anni ’90, l’iperattivo Ian Svenonius e la statuaria Michelle Mae decidono di dar vita a una nuova band. Ad affiancarli arriva un’altra icona del rock’n’roll sbandato e lo-fi come Neil Micheal Hagerty, fresco d’addio ai Royal Trux e alla sua ex Jennifer Herrema. Il risultato sono i Weird War e un album eponimo che trasuda rock’n’roll sbilenco e magnetico da ogni solco. L’incantesimo dura poco e Hagerty abbandona per seguire altri percorsi musicali. Mae e Svenonious arruolano un nuovo chitarrista, Alex Minoff, e registrano l’album “I Suck On That Emotion” come Scene Creamers, prima di riprendere la vecchia intestazione e licenziare lo scorso anno “If You Can’t Beat ‘Em, Bite ‘Em”. Il cambio stilistico è evidente, i ritmi sono più lenti, le atmosfere più funk. Con il nuovo “Illuminated by The Light”, in cui si segnala l’ingresso dietro ai tamburi di Sebastian Thomson (Trans Am), i Weird War portano questa rivoluzione un passo più avanti, aggiungendo alla formula consolidata nel disco precedente una dose di ripetitività ipnotico-psichedelica. E pur mancando di quell’immediatezza e di quei graffianti riff che avevano caratterizzato prima le prove dei Make-Up e poi l’esordio dei Weird War (ma Svenonius ci tiene a precisare che “questa è un’altra band”), il disco si fa apprezzare per i suoi ritmi sinuosi, per la voce sexy del leader e per i raffinati fraseggi chitarristici intessuti da Minoff. Ne risulta un album che, senza bisogno di scossoni ritmici e riff killer, riesce a essere intrigante coi suoi toni soffusi e ammalianti. E’ il caso della ripetitiva “Girls Like That”, del pop sussurrato di “See About Me”, della solare “Crystal Healing”, della funkeggiante “Word On The Street” o dell’ultra-lisergica “Destination: Dogfood”. Canzoni che necessitano di qualche ascolto prima di svelare tutto il loro fascino e l’intrinseca magia di cui sono impregnate.
Autore: Roberto Calabro’