Un gruppo con un nome così come ve lo immaginate? Ok, il solito giochino su quello che ci si aspetta da una band in base a nome, titolo, copertina e altri segnali che precedono l’ascolto. Giochino che stavolta non serve a nulla, visto che la band di Vancouver che adesso sta passando sul mio lettore non ha niente da spartire con hardcorers col coltello tra i denti. Ne abbiamo, anzi, per tutti altri gusti.
In questi 60 e passa minuti che impiega questo ciddì a “dirla tutta” ci troviamo al cospetto di Mr. Daniel Bejar, mente cuore e braccio di questo che, a metà anni 90, nacque come suo progetto solista di registrazioni domestiche. Evidentemente a fedeltà non eccelsa. “This Night” è già il quinto episodio di tale progetto che – come può già evincersi dall’averlo denominato “band” – si è aperto, nel corso degli anni, ad altri componenti. Così come Bejar nel frattempo ha dato vita ai New Pornographers, che vengo a sapere essere una sorta di “supergruppo” del capoluogo della British Columbia.
Ma questa è un’altra, affascinante storia. Bejar è in possesso del raro talento di far convergere il sentire pop – la canzone, la melodia – e quello rock – la rabbia, il rumore – in una sorta di dimensione al di sopra delle componenti di partenza. Una dimensione nel quale il sound sa essere tanto “aereo”, leggero quanto concreto e nerboruto. Canzoni nel senso più proprio del termine, col beneficio di essree lunghe senza creare affaticamento nell’ascolto, sognanti eppure coi piedi ben saldati per terra (non lo chiamiamo “dream-pop”, anche se suona bene).
Non sono certo il primo a dirlo, ma Bejar/Destroyer ricorda il vecchio Bowie, quello truccato e “marziano” (a buon intenditor…), vuoi perché anche il duca bianco aveva questa incredibile capacità, vuoi anche per una questione stilistica, di sound. Brani come ‘Holly Going Lightly’ o ‘Hey, Snow White’ sono una vera e propria riesumazione della chitarra di Mick Ronson, e anche se la voce di Daniel ricorda più quella di Hammill, l’incedere emotivo dei brani, i riff in crescendo, i finali debordanti ed inesauribili sono un richiamo diretto a quei suoni che, in 30 anni, non hanno avuto chissà quanti “developers” dopo tutto.
Autore: Bob Villani