Allora si può interpretare in modo nuovo la figura del cantautore, si può alzare lo sguardo dalla tastiera della chitarra e guardare oltre.
Matt Show unisce con molta umiltà la sua voce e la sua telecaster all’elettronica, ora ingenua come quella dei primi New Order, ora delicata come quella di Brian Eno. E suona tutto da solo (a parte una seconda chitarra, alcune linee di basso e un hammond in un paio di tracce), come un cantautore deve fare, se è vero che in questo caso la scrittura prevale sull’esecuzione e sull’arrangiamento (avete presente i primi dischi di Leonard Cohen, dopo quelli voce e chitarra, massacrati dai session men?).
Country e elettronica minimale: c’era il rischio che i volumi di un genere si sovrapponessero all’altro e che non ci fosse amalgama, ma non è accaduto. Sono questi gli elementi che fanno naturalmente di un disco come questo un disco seminale, qualcosa che altri musicisti dovrebbero ascoltare perché in qualche modo una nuova traccia è stata segnata. Da seguire insieme a DNTL e a Her Space Holiday.
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Autore: Massimiliano Zambetta