Cominciamo dalla copertina: sullo sfondo nero il nostro è attraversato da un fluttuante raggio visivo-sonoro azzurro, caldo e sinuoso, un efficace prologo, coerente con la musica del disco.
La trama sonora dell’intero lavoro è compatta ed omogenea, molto sottile, è materna con tutte le sue sinusoidi da moog ed affini ed i suoi riverberi a proteggere l’album, ma con discrezione, perché in primo piano c’è sempre la sua voce, ammaliante, sottile, non certo da cantante, ma efficace, un po’ come quella del primo Wyatt.
Con la stessa raffinatezza sonora, le 9 tracce del suo album riportano immediatamente a quelle suggestioni dalle corde malinconiche caratteristiche dell’ultima e migliore produzione degli stessi Tiromancino (“Strade”,”La descrizione di un attimo”, alle quali Sinigallia ha preso parte come qualcosa di più di un semplice produttore), con la solita abile fusione di strumentazione acustica ed elettronica, con testi scarni e profondi su beats che in più occasioni palesano comunque l’amore per l’hip hop.
I pezzi migliori sono “Cadere” e “Bellumore”, sicuramente i più intimisti ma allo stesso tempo più sfacciati nell’ esprimere in modo così candido, a cuore aperto, i propri sentimenti. Quest’ ultima, “Bellamore” è veramente un ottimo esempio della più moderna forma-canzone: la voce lieve, il ritornello, un saldo rimando al Battisti pop-sperimentatore per un pezzo che è soprattutto una possibile ipotesi per il futuro della canzone d’amore italiana.
I testi marciano paralleli alla banalità, ma non la incrociano.
I invece i brani più “impegnati”, con l’eccezione dello schiaffo in faccia della spudorata e graffiante “Io sono Dio” (presente nel CD anche con la traccia video) che avevamo già ascoltata nelle colonna sonora di “Paz!”, non sono all’ altezza dello standard del disco, con testi che cozzano con le atmosfere così rarefatte, risultando pretenziosi, come in “La Revisione della memoria”.
Un lavoro piccolo ma importantissimo, ovattato e surreale, aggraziato e cinico allo stesso tempo, l’album di Riccardo Sinigallia grida sottovoce.
Autore: Pasquale Napolitano