Progetto assolutamente casalingo, ma fa più figo dire low-fi, da far invidia al Lou Barlow più intimista, quello di Stefano, alias My Dear Killer, che dopo varie traversie ha deciso di dare alle stampe il suo esordio, fatto di sola voce e chitarra. Più minimale dello Springsteen di “Nebraska”, nei sette brani utilizza la sola chitarra per lunghe cavalcate noise o rasoiate elettriche, vicine ai Sonic Youth degli anni ’80, tendono a sovrastare una voce spesso lamentosa, che per alcuni rievoca il fantasma di Nick Drake. La sei corde quando è al massimo dell’espressività vomita rumore che comunque non riesce a coprire il canto minimale di Stefano. “Clinical shyness” risulta così estremamente emotivo ed intimista, soprattutto quando si lascia andare a ballate con l’acustica in cui la voce è più chiara.
Autore: Vittorio Lannutti