Questo disco è inquietante. Avvisati. Va però anche detto che questo dei quattro musicisti di Montreal è un lavoro molto sentito e molto bello nonostante l’atmosfera tesa e turbata che si percepisce dall’ascolto di “Ver Tanzt?”, un disco duro, di protesta e di cruda denuncia che rievoca un tragico passato maledicendo la triste realtà del presente. La televisione, i giornali, ci hanno abituato a guardare la situazione arabo-israeliana in primo luogo perché fa sempre notizia, poi perché si è sempre alla ricerca di destare quella pietà e quella colpa che solo a noi occidentali ci è concessa. La gente che però in un modo o in un altro realmente vive questa situazione, naturalmente riesce ad esprimersi con sentimenti veri, riesce a dare un vero senso alle critiche che nutre. Così un palestinese che magari avrebbe difficoltà a spiegare la concezione della propria condizione, così i Black Ox Orkestar che via musica e non solo, i concetti li esprimono chiaramente e senza peli sulla lingua. Quello ebreo solitamente è un popolo in larga parte sempre stato molto unito, e mai come in quest’epoca si deve sentire l’impetuosa disapprovazione di un folto numero di dissenzienti contrari alla guerra non dichiarata, portata avanti a tutti costi dal governo Sharon.
Giusto per inquadrarlo sotto l’aspetto musicale, Klezmer è la definizione della musica degli ebrei antagonisti, nato geograficamente in Europa orientale e da qualche anno rivalutato, anzi riemerso in vari ambienti dopo il successo dei londinesi Oi Va Voi, e dei newyorkesi Klezmatics ma in special modo va sottolineato un “grazie” alle notizie di cronaca che ci giungono sistematicamente ogni giorno. Un genere musicale che rispetta le proprie tradizioni ma che in un certo senso rompe quella solidarietà storica del popolo ebreo e di tutta la gente che si ottura le orecchie per non sentire ciò che effettivamente è, non ideologia ma pura realtà, quella che noi immaginiamo ma che difficilmente intuiamo.
A conferma di ciò in “Ver Tanzt?” la lingua cantata resta l’Yiddish in quanto linguaggio veicolare tra gli ebrei di tutto il mondo, la strumentazione anch’essa resta in un certo qual modo quella propria consueta e folkloristica: chitarra, violino, clarinetto e contrabbasso.
Il fattore terzo millennio è in buona parte presente e un po’ qua, un po’ la, si ascoltano sfumature di indie-rock e free jazz a “movimentare”, se così posso dire la situazione: in fondo i B.O.O. non sono musicisti improvvisati. Un progetto perpendicolare ad altri progetti: Silver Mt. Zion e Sackville.
Ver Tanzt? Chi balla? Who’s Dancing here on the walls of Jerusalem? A Jew? A Hangman? A Young soldier. He dances a Hora on Arab Bones, He sings over Arab Graves: Giusto per dare un assaggio di questo boccone difficilissimo da deglutire e dopo aver ascoltato “Cretan Song” e –“Nign” davvero non mi sento di aggiungere altro.
Autore: Luigi Ferrara