Qual è la principale prerogativa del fare recensioni? Avere per sé un album “in vista”, che gli altri in qualche modo bramano e di cui voi invece disponete liberamente, e di cui poter parlare – magari in anticipo rispetto al tempo di immissione sul mercato – come del “proprio lavoro”? Può anche darsi, ma preferisco vederla diversamente, e individuare, come vero beneficio di queste quattro righe che cerco di metter su, la possibilità di ascoltare dischi che nemmeno la più avida curiosità potrebbe mettere a propria disposizione, vuoi per carenze di personale budget, vuoi per la miriade di nomi da cui le nostre letture musicali sono infestate.
No, uno come Burd Early non ci saremmo, altrimenti, mai presi la briga di andarlo a scovare chissà dove. Tre album, più un CD-R dei primordi, più questo full-length. Dal 1999 a questa parte. Non un veterano, ma a momenti neanche il distributore sembra incularselo più di tanto. Tentiamo, visto che è questa, del tentare, la prerogativa che reputo più gustosa. E non è per confermare questa mia tesi che vedo, in “Mind and Mother”, un album meritevole, oltre che di ascolto, di tutto ciò di “esterno” (promozione, ma soprattutto un po’ chiacchiera schietta anziché trendista) occorre per rendere più facile la vita di un album, e di chi lo ha realizzato.
Certo, in ambito acoustic-country-folk ultimamente è come percorrere una strada costellata di benzinai quando si ha già il serbatoio pieno. E benchè possa sembrare un facile errore considerare tale ambito – per chi la musica la scrive – come un “imbuto stilistico” che porta necessariamente a quei pochi, imprescindibili riferimenti, in effetti “Mind and Mother” dovrebbe sapere che ad attenderlo ci sono “esattori” come Mark Lanegan (‘Blackdot’), Jason Molina (‘Fertilizer Waiting to Happen’), Bill Callahan (‘Undoing the Day’) – e il tributo da pagare, musica + voce, è doppio –, e finanche un Califone (le rifrazioni avant-retro-folk della strumentale ‘Gale Regale’).
E allora, ne è valsa la pena? Probabilmente sì. I nomi chiamati in causa sono tra i migliori interpreti di quello spirito roots che, inutile nasconderlo, non esiste più come condizione di vita, oltre ad essere anche tra i pochi a saper aggirare i luoghi comuni che l’epopea country-folk spesso riversa sulla composizione. Ce li ritroviamo qui, tutti insieme, con garbo e un pizzico di maniera. Personalità? Non so se abbia il peso e la necessità che può avere per il rock’n’roll. Burd Early è un’aòltra piccola, inattesa scoperta. E pazienza se ancora nessun alone di culto circonda la sua figura…
Autore: Bob Villani