A Edda si vuole un mondo di bene, ma per frugare ogni dubbio diciamo subito che questo disco non convince in pieno. Come ci tiene a sottolineare lui stesso questo disco parla de LAMORE, per cui, buon per lui, potrebbe aver trovato una certa serenità interiore e così che in “Graziosa utopia” non troviamo nessun elemento di rabbia. Anzi in questi dieci brani l’ex Ritmo Tribale manifesta la serenità trovata (forse per la prima volta in vita sua) e con libertà attinge a piene mani dalla tradizione italiana anni ‘70-‘80 e il pop rock internazionale contemporaneo. Ma attenzione si tratta sempre di un disco di Edda per cui non mancano intriganti brani dotati di quella poetica distorta (“La liberazione”) o di un pop sbilenco (“Brunello”) che lo hanno caratterizzato già nei tre dischi solisti precedenti. La vera differenza, rispetto ai lavori precedenti, è la capacità di essere riuscito a trovare la dialettica nei suoi brani. Non è un caso che sono veramente scarsi i momenti di tensione e la stessa musica è maggiormente propensa al pop elettronico e o melodico, spesso largo (“Benedicimi”, “Un pensiero d’amore”), per quanto poco convenzionale. Proprio perché Edda esercita ancora un certo fascino alla fine dell’ascolto si ha la spiacevole sensazione che abbia scritto brani forzatamente strani da “presentare a San Remo”.
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autore: Vittorio Lannutti