Vesuvio di piombo nei polizieschi anni 70.
Una raccolta mette insieme i volti più famosi degli action movies all’italiana: da Maurizio Merli a Mario Merola.
Maurizio Merli, il commissario biondo, è inginocchiato in posa plastica: e spara. Merli è il santo poliziotto che spicca in primo piano sulla locandina di «Napoli violenta», 1978, regia di Umberto Lenzi. A sovrastare il titolo a caratteri cubitali rossi ci sono i timbrini che avvertono «vietato ai minori di 14 anni ». Un film-cult, e le affiches che ne pubblicizzavano l’uscita, giusto 30 anni fa, diventano ora piccoli capolavori di modernariato. E la città del Golfo — con lungometraggi come «Napoli violenta », «Napoli serenata calibro 9», «Napoli, Palermo New York, il triangolo della camorra» — gioca la parte del leone, al pari di Roma e Milano, nella raccolta «Attori a mano armata – i protagonisti della stagione più violenta del cinema italiano», ovvero manifesti e locandine in quantità sugli attori degli action movies di casa nostra.
Una raccolta edita da Mediane nella collana «Amarkord» (con superchicca allegata: un cd con le colonne sonore), mette insieme i volti disegnati dei protagonisti dei cosiddetti «poliziotteschi », film malvisti dalla critica ma amatissimi dal popolo delle sale. Un filone anni ’70 irripetibile, che ancora fa piangere di nostalgia Quentin Tarantino. I soggettisti guardavano costantemente il Vesuvio per intrecciare storie cruente e d’azione.
Nella stagione di piombo del cinema italiano le case di produzione fecero del paese do sole l’esplosivo set di tantissime pellicole. L’ineffabile Merli giganteggia, s’è detto, in «Napoli violenta». Ma prima di lui è Luc Merenda (il piacione col ciuffo, chi lo ricorda?) a bucare la locandina di «Napoli si ribella» di Michele Massimo Tarantini. I compilatori della raccolta dedicano anche un capitolo, e come non farlo, a Mario Merola. Quattro pagine in cui scorre veloce la carriera di genere del cantante prestato al cinema: da «Sgarro alla camorra» del ’73 a «Napoli, Palermo New York, il triangolo della camorra». Ancora: «I contrabbandieri di Santa Lucia» con le musiche di Eduardo Alfieri; «Core di guappo» di Ettore Fizzarotti; «La tua vita per mio figlio» diretto da Alfonso Brescia. Nel bel cinemanifesto di «Da Corleone a Brooklyn» le icone di Merola e Merli sfumano in azzurro e nero.
Il meglio di sé gli abilissimi autori delle affiches degli «action (neapolitan) movies» lo danno ne «Il Mammasantissima». Praticamente un polittico: sullo sfondo il porto, regno di traffici legali e illegali, in alto a destra una novella Cecilia manzoniana disperata, mentre, centrale, si erge il re della sceneggiata impettito e, appunto, mammasantissima, mentre viene riverito da un colletto bianco. E sulla pellicola, anche il critico Morandini concedeva: «Una dimensione parodistica di accattivante rozzezza e vitalità spiritosa, quasi piacevole (…) La scena della vestizione è da antologia».
Autore: Alessandro Chetta
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