Al cineasta giapponese Hayao Miyazaki il premio Oscar alla carriera. Ad annunciarlo l’Academy con un comunicato stampa uscito nella giornata l’altro ieri, 28 agosto. Insieme al papà dello Studio Ghibli, premiati anche Harry Belafonte, Jean-Claude Carrière, Maureen O’Hara
di Michela Aprea.
Hayao Miyazaki sarà insignito, insieme al ballerino e attore statunitense Harry Belafonte, 87 anni, allo sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière, 82 anni e all’attrice irlandese-statunitense Maureen O’Hara, 94, del premio Oscar alla carriera. Accadrà, nel corso di una cerimonia speciale, l’Academy’s 6th Annual Governors Awards, il prossimo 8 novembre al Ray Dolby Ballroom di Hollywood. Ad annunciarlo un comunicato stampa inviato dall’Academy nella giornata di ieri.
IL PREMIO Il Premio Oscar onorario (l’Academy Honorary Award) viene assegnato, senza alcuna regolarità, quale riconoscimento a quegli elementi che non contemplati dalla competizione dei Premi Oscar. Nei primi anni, infatti, è stata un’onorificenza conferita a quelle opere e/o a quei professionisti che non rientravano nelle categorie in gara esistenti. È così che, ad esempio, pare sia nata la categoria del miglior film straniero (fonte Wikipedia). Negli anni recenti (il Wall Street Journal assicura dal 1948, ndr) è stato assegnato quasi esclusivamente per celebrare la carriera di operatori e miti dell’industria cinematografica. I vincitori del premio onorario sono scelti da un comitato speciale, il Collegio dei Governatori. Il premio è costituito dalla celebre statuetta antropomorfa. Un tempo era consegnato direttamente durante la notte degli Oscar, ma dall’edizione del 2010 i nomi dei vincitori sono annunciati alla fine dell’estate e il riconoscimento è reso in una serata speciale chiamata Governors Awards che si tiene in novembre. I vincitori sono poi invitati ad assistere alla premiazione effettiva degli Oscar. Tra i vincitori, un giovanissimo Charlie Chaplin (unico a guadagnare il premio due volte, nel 1929 e nel 1972), Jean- Luc Godard (2011), la compianta Lauren Bacall (2010) e i nostri Ennio Morricone (2007), Michelangelo Antonioni (1995), Federico Fellini (1993) e Sophia Loren (1991).
HAYAO MIYAZAKI Settantatré anni, il papà di Lupin III, Conan il ragazzo del futuro, Ponyo, Totoro e altri personaggi celebri del cinema di animazione, nel corso degli ultimi mesi ha fatto più volte parlare di sé a seguito dell’uscita della sua ultima “fatica”, Si alza il vento, e del suo annuncio di ritiro a vita privata che ha preceduto la notizia (poi smentita) della chiusura dello studio Ghibli. Una vicenda dalle tinte tuttora fosche, zittita dalla notizia della volontà da parte dei vertici dello studio di scongiurare qualsiasi ipotesi di chiusura e di concedersi altresì una necessaria pausa di riflessione. “Il ritiro di Miyazaki è stato molto significativo”, ha sottolineato il general manager dello Studio Ghibli Toshio Suzuki, durante una trasmissione televisiva in Giappone. “Riguardo al futuro dello Studio, non è impossibile pensare di continuare a produrre film per sempre ma ci prenderemo una piccola pausa per considerare in che direzione andare”.
Al di là delle parole del manager sembra che le cause della crisi dello studio siano ben più profonde e legate non soltanto al ritiro del maestro Miyazaki ma al calo degli incassi dello studio Ghibli in primo luogo in patria. Nel 1992 fu Porco rosso a decretare il successo del cineasta nipponico. Un onore tale da far dire ad Akira Kurosawa (indiscutibilmente considerato il più grande dei cineasti giapponesi di tutti i tempi):« Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui perché lo abbassano di livello».
La Principessa Mononoke nel 1999 incassò oltre 150 milioni di dollari solo sul suolo nazionale. Un giapponese su 10 andò al cinema per vederlo, tramutandolo nel maggior incasso di sempre al box office nipponico. Fino all’arrivo di Titanic. Tre anni dopo, La città incantata (Orso d’Oro nel 2002 e premio Oscar nel 2003) fece addirittura di meglio, decretandosi, miglior incasso di sempre, con 21 milioni di spettatori giapponesi (1 su 6) e 230 milioni di dollari incassati.
Nel 2004, il Castello errante di Howl, raccolse 190 milioni di dollari mentre Ponyo 165 milioni. Da allora cominciò la debacle: Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, uscito nel 2010, fu sconfitto da Toy Story 3 con un incasso pari a 110 milioni di dollari casalinghi. La collina dei papaveri, uscito nel 2011, fece peggio, incassando solo 56 milioni. Ma è con Si alza il vento, ultima meraviglia diretta dal maestro Miyazaki (vergognosamente snobbata da Bertolucci nella scorsa edizione della Mostra cinematografica di Venezia) che fu raggiunto il fondo. Il film non andò oltre i 119 milioni di dollari. Il nulla rispetto ai 246,763,387 dollari portati a casa da Frozen.
E per La principessa splendente, la cui lavorazione era durata otto anni per un costo complessivo di 60 milioni di dollari, le cose non andarono meglio visto che con un incasso di 25 milioni di dollari non poterono essere coperte neanche le spese di produzione. Situazione simile per Omoide no Marnie, sbarcato in sala a metà luglio e sconfitto sia da Maleficent che da Godzilla, tanto da non andare oltre i 10,312,748 dollari in 2 settimane di programmazione.
Insomma il castello fatato statunitense pare sia riuscito finalmente a mettere K.O. nella patria di origine il piccolo Totoro.
Regista, sceneggiatore, animatore e produttore Miyazaki si era guadagnato l’appellativo di ‘Walt Disney giapponese‘. Evidentemente la cosa non era andata giù oltreoceano. Ed ecco pronta la rivincita di Topolino & co, giunta a oltre vent’anni di distanza.
Il papà di Miyazaki era dirigente nella fabbrica di aerei di famiglia (da lì la passione per gli aeroplani omaggiata anche nella sua ultima opera) e sua madre era un’austera donna intellettuale a lungo costretta a letto a causa di una tubercolosi. Le vicende di famiglia hanno molto influenzato il regista nell’ideazione dei personaggi dei suoi film d’animazione. Così come la sua formazione politica, che lo ha portato a militare a lungo in un sindacato di sinistra e le cui ideologie sono state spesso impiegate nei temi rappresentati nelle serie e nei lungometraggi animati (il pacifismo, l’ecologia, la lotta al sopruso e alla violenza). Laureato in Economia e Scienze politiche, nel 1963 inizia a lavorare come animatore presso lo studio Toei dove conosce Akemi Ota, anche lei animatrice, sposata nel 1965, dalla quale avrà due figli. Presso il Toei ha inizio anche il sodalizio con Isao Takahata, con il quale passerà a lavorare prima presso il ‘A Pro Studio’ poi alla ‘Nippon Animation’. Alla fine degli anni ’70 debutta nella regia con le serie “Conan ragazzo del futuro” e “Lupin III“. Il simpatico malandrino sarà protagonista nel 1979 del suo primo lungometraggio animato “Il castello di Cagliostro“. Tra gli altri film realizzati dal maestro edochiano “Nausicaä della valle del vento (1984, tratto dal manga omonimo da lui stesso creato), “Il mio vicino Totoro” (1988), “Kiki’s Delivery Service” (1989), “Porco rosso” (1992) e “Principessa Mononoke” (1997), la maggior parte dei quali sono realizzati dallo staff dello ‘Studio Ghibli’, da lui fondato nel 1985. Nel 2001 tornò alla regia con “La città incantata” che gli valse l’Oscar per il miglior film d’animazione (era la sua terza nomination), non ritirato in protesta alla guerra in Iraq, e l’Orso d’oro a Berlino ex-aequo con “Bloody Sunday” di Paul Greengrass. Nel 2004 partecipa alla 61ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia con “Il castello errante di Howl“. Sul Lido ha presentato l’anno scorso anche la sua ultima fatica, Si alza il vento. La kermesse veneziana nel 2005 con il Leone d’oro alla carriera è stata la prima ad assegnare al maestro del cinema di animazione giapponese un’onorificenza dedicata al suo lavoro e ai successi professionali.
GLI ALTRI PREMIATI Oltre a Miyazaki, riceveranno l’Oscar alla carriera l’attore e cantante statunitense Harry Belafonte, che sarà insignito anche del Jean Hersholt Humanitarian Award per il suo impegno umanitario; Jean-Claude Carrière e Maureen O’Hara.
Attore, produttore, cantante e attivista di lungo corso, Belafonte ha cominciato nei teatri e nightclub di Harlem, dov’era nato. Sin dagli inizi ha lavorato a progetti tesi ad affrontare e accendere i riflettori sui temi del razzismo e della disuguaglianza. È stato promotore del Movimento per i diritti civili, al fianco di Martin Luther King, e dal 1987 Ambasciatore per l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Tra le opere che lo hanno reso famoso, Carmen Jones, Pret -a – porter, Strategia di una rapina.
Jean-Claude Carrière ha esordito come romanziere. Introdotto alla scrittura per il cinema dal film maker Pierre Etaix, con quale nel 1962 ha condiviso l’Oscar per il cortometraggio live action “Happy Anniversary”, ha ottenuto la nomination alla carriera in onore alla sua lunga collaborazione con Luis Bunuel (in “Il fascino discreto della borghesia” e “Quell’oscuro oggetto del desiderio”). Ha collaborato con registi come Volker Schlöndorff, Jean-Luc Godard e Andrzej Wajda.
Maureen O’Hara, nativa di Dublino, arrivò a Hollywood nel 1939 per recitare al fianco di Charles Laughton ne “Il gobbo di Notre Dame”. Ha lavorato in innumerevoli film come “Miracolo sulla 34esima strada”, “Il cigno nero”, “Il nostro agente all’Avana”. Pupilla di John Ford, il regista l’ha voluta in ben cinque dei suoi film, tra cui “Com’era verde la mia valle” e “Rio Grande”.