Un percorso a ritroso ma non tanto, cercando trame universali partendo dalla grana inconfondibile del romanesco. Dialetto e stornelli, storie noir, vicoli e aria trasteverina per raccontare trame antiche di reietti e poveracci, storie d’oscurità che pescano nei vicoli bui dell’animo popolare. Giù, nei bassifondi, dove amore e morte, dolore e separazione diventano rimembranze universali, sulle corde di ritmi antichi impelagati nella memoria. Murder ballads, drammi popolari, folk romamesco immerso a metà nelle acque torbide del tevere. Ardecore, gruppo aperto, con gli Zu a fare comunella con Geoff Farina dei Karate e Giampaolo Felici (Blind Loving Power), in nome di un antico blues. Solo che, al posto dei crossroads americani, ci sono gli umori dei borghi romani, dialetto e spleen capitolino (al disco collaborano anche i due musicisti romani Luca Venitucci e Valerio Borgianelli). A trastevere. Senza dimenticare il concerto a Rebibbia. Qualcuno ricorda Folsom Prison dell’uomo in nero?
Il dialetto e i suoi temi universali. libertà, amore, vendetta, solitudine. c’è forse più impegno in queste canzoni popolari che in tanti progetti più aulici?
gpFelici: è il motivo principale per cui abbiamo pensato di rispolverarle. C’è troppo spesso una carenza di idee nei testi soprattutto, ma anche nella musica, mentre questi vecchi brani ci insegnano cosa significhi nella semplicità anche più estrema esprimere un sentimento o anche un dolore. I suoni, le parole che vengono dalla tradizione racchiudono in se dei concetti profondissimi ma appunto “appoggiati”, se cosi si può dire, con molta semplicità, in modo da poter essere assimilati dall’anima che li percepisce come indispensabili. Si va quindi ben oltre, in alcune canzoni di tradizione popolare, del più semplice concetto di impegno sociale.
In base a quali criteri sono state selezionate le canzoni da rivisitare?
Era importante trovare un filo logico che unisse i brani, si rischiava altrimenti di proporre un operazione solamente “revivalistica” e questo non era nelle nostre intenzioni. L’idea era quella di proporre un aspetto della romanità un po’ più nascosto forse un po’ introverso, quella sensibilità che all’apparenza al popolo romano sembra mancare ma che invece è fortemente presente nei suoi testi. Questo ci ha permesso inoltre di affrontare l’aspetto più prettamente musicale come volevamo, di riaffrontare la musica partendo da una costruzione nostrana, usando il più possibile la tecnica, sia nel modo di suonare che nelle partiture, della vecchia musica italiana quella che si ascoltava fino alla fine della guerra. Di fatto il progetto tende a rivalutare soprattutto questo aspetto “folk-preguerra”.
Il romanesco e la sua forte musicalità: pensate che “Ardecore” sia un progetto “esportabile”? Avete in programma di portarlo anche all´estero?
Paradossalmente crediamo sia più facile portarlo fuori dall’Italia che dentro. Comunque il primo passaggio è doveroso in Italia. Molti gruppi che scrivono o re-interpretano in forma dialettale sono presenti nel panorama musicale, molto pochi sono però quelli romani. L’aspetto che deve emergere in questo progetto però è molto fortemente legato al modo di suonare “vecchio” piuttosto che alla forma dialettale che, si, lo caratterizza, ma che, secondo noi è secondaria rispetto al lato musicale.
Avrà un seguito, questo primo disco a nome Ardecore? Non avete in cantiere qualche altra idea insolita, magari con altri idiomi locali? O magari un progetto trasversale, con ispirazioni provenienti da diverse fonti tradizionali…
Ardecore è un gruppo di musicisti in alcuni casi molto diversi tra di loro, le presenze degli Zu come anche la partecipazione di Geoff Farina sono fondamentali, ma il progetto tende ad essere come una sorta di terreno neutro su cui ci si incontra. Ora ci ritroveremo tutti insieme per suonare dal vivo, lì vedremo se siamo ancora ispirati a registrare un secondo capitolo con lo stesso nome; è probabile ma deve ancora accadere.
Ci potete dire qualcosa che vi ha ispirato (oltre i brani originali in sé) o a cui sentite di accostare questo lavoro? Da qualche parte abbiamo letto degli accostamenti alle “murder ballads” di Nick Cave… che ne pensate? Probabilmente è piuttosto nella tradizione country, che si ritrovano storie come quelle “raccontate” da voi in questo disco…
Le “murder ballads”, la musica country-folk-blues americana, il folk “sacro” mediorientale fino al black metal e molto altro, sono tutte componenti del nostro background musicale, quindi le puoi ritrovare nel modo di suonare di ognuno dei componenti, ma l’ispirazione è venuta più dalla possibilità di mostrare come anche nella vecchia musica italiana siano presenti aspetti drammatici e “innovativi” che la innalzano ad un ruolo più importante di quello che generalmente gli viene attribuito.
Qual’è la sensazione di chi s’immagina dietro le sbarre, solo e triste, abbandonato dalla sua donna, tradito? C’è una strana empatia nell’ascoltare canzoni che, se ascoltate con la giusta attitudine, sembrano attraversare luoghi e tempi…
Le sensazioni che si provano ascoltando un testo drammatico o leggendo un racconto triste sono indubbiamente soggettive. Ognuno ha una sua percezione particolare, puoi trovare chi interiorizza molto e rivive tutte le sensazioni dell’autore come troverai chi si annoia totalmente, dipende dalla sensibilità di ognuno. Poi nella vita si affrontano dei momenti in cui alcuni temi possono risultare molto toccanti questo è al destino di ognuno. Un invito a riflettere su se stessi, di chiudere al ridicolo ritmo delle cose artefatte, quando arriva è sempre una boccata d’ossigeno.
Sembra che Ardecore sia un progetto con la tendenza ad essere una “parentesi aperta”, pronta a compenetrare amici e occasionali compagni d’avventura. C´è qualcuno in particolare che vorreste coinvolgere (o che avreste voluto coinvolgere) nel progetto?
Come ti dicevo prima Ardecore è una sorta di campo neutro dove incontrarsi. Alcuni personaggi della scena romana ne fanno parte ed altri ne hanno fatto parte. In un concerto addirittura la line-up del disco era ridotta alla mia sola presenza insieme ad elementi di SQUARTET e NEO altre 2 band decisamente più che interessanti. In quello stesso concerto era ospite sul palco VALERIA ROSSI il che ti dimostra come in effetti il gruppo nei suoi componenti è decisamente volubile. Di fatto è anche un esigenza dal momento che il progetto è composto da tutti musicisti che hanno una propria attività artistica che prescinde da quella di Ardecore.
Quest´estate avete suonato alla tradizionale Festa de Noantri… siamo molto curiosi di sapere quali sono state le reazioni del pubblico…
In quella sera presentavamo il disco su Roma e c’era molta attesa. Noi del resto eravamo veramente curiosi di vedere cosa sarebbe accaduto in quel contesto insolito. Il nostro approccio è stato quasi devozionale perché suonare in quello scenario dentro la piazza di S.Maria in Trastevere è una sensazione non facilmente descrivibile per chi vive a Roma. Comunque la piazza era gremita e questo è già rilassante; la cosa interessante pero sta nel fatto che era presente un pubblico “misto” che raramente riesci ad incontrare ai concerti. Molte persone erano incuriosite dal progetto perché ne avevano sentito già parlare ed erano quelle magari più avvezze a seguire i concerti durante tutto l’anno, poi c’era la presenza solita, quella tradizionale della festa, un pubblico di fieri conoscitori del folklore romanesco, quelli con cui non puoi fingere. A fine spettacolo è venuto a complimentarsi con noi anche il figlio di ROMOLO BALZANI, il famoso autore dei più celebri brani del folk romano, un po’ a nome di tutto quel pubblico tradizionale.
Come nasce l’idea di pubblicare il cd con Il Manifesto?
Quando un anno fa siamo entrati in studio per cominciare le registrazioni non avevamo ancora idea di quale etichetta avrebbe poi pubblicato il lavoro. Quando hanno sentito i brani al Manifesto sono rimasti colpiti ed hanno voluto produrre il disco. Noi non ci abbiamo pensato su un momento e abbiamo accettato. La loro politica dei prezzi è l’unica cosa sensata all’interno del mercato discografico odierno. Le etichette boccheggiano e tutti scaricano mp3 a velocità enorme. Un’implosione devastante e inevitabile. Ascoltare musica quando sei ancora minorenne è forse l’unica cosa al mondo che ti toglie dall’ingranaggio, ma con i prezzi dei dischi è un lusso per pochi. Il culto del disco è morto, sono tutti davanti al monitor…bisogna ringraziare qualcuno?
Ci sarà un vero e proprio tour degli Ardecore?
A novembre c’è gia stata una prima fase del tour che stiamo riaffrontando più decisamente tra febbraio e marzo ’06. Ci siamo trovati anche a suonare per i detenuti all’interno del carcere di ReBibbia di Roma e come puoi immaginare è stata un’esperienza certamente toccante. Non so se si siano divertiti a sentire musicate le sensazioni che loro provano quotidianamente nell’esperienza detentiva (se di esperienza si può parlare) ma sicuramente hanno apprezzato e dal palco (unico punto di contatto col pubblico) ce ne siamo accorti.
Ora suoneremo dal Piemonte alla Sicilia, toccando le maggiori città italiane oltre a molta provincia.
Per noi tutti non è un evento ma in romanesco (ma non solo) ti assicuro fa un certo effetto.Autore: Alfonso Tramontano Guerritore
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