Torna Anna Calvi a Roma per presentare il suo secondo album, One breath, questa volta all’Auditorium Parco della Musica, uno scenario decisamente più appropriato. Arriva puntuale sul palco, subito dopo le 21:00, accompagnata dal trio dei suoi musicisti ed esordisce con uno dei successi dell’album omonimo, Suzanne & I.
Sono tutti vestiti in nero. L’unico punto luce lo creano i capelli biondi della songwriter. Si resta incantati dalla notevole presenza scenica di Anna: un autentico angelo noir dai lunghi capelli biondi, sguardo penetrante, telecaster a tracolla e voce suadente; sembra quasi una femme fatale demoniaca uscita da un film di Polanski.
Si va avanti con Eliza, Sing to me e Suddenly. Il pubblico ad ogni brano applaude sempre con maggior vigore, colpito dall’indiscusso talento di Anna. Le note stridenti e precise della sua chitarra sono frustate di emozioni e i suoi vocalizzi da brividi. Dopo Cry e una personalissima Surrender (Elvis), i musicisti lasciano Anna da sola, illuminata da un occhio di bue e in un’atmosfera lynchiana suona una suggestiva Rider to the sea.
Si procede con altri brani tratti dai suoi due album tra schitarrate noise alla Jonny Greenwood e una Piece by piece sussurrata sensualmente al microfono. L’uditorio, in trance, asseconda rispettosamente l’artista, mantenendo, durante i brani, un silenzio solenne.
Anna annuncia un’altra cover, Fire di Sprengsteen che esegue da sola. Tornano gli altri sul palco e si riconosce il synth introduttivo di Desire e il pubblico incalza applaudendo. Al termine del brano gli applausi diventano interminabili e assordanti. Anna ringrazia timidamente e dopo le psichedelie del finale di Love won’t be leaving abbandona il palco per il primo encore.
La band non si fa attendere per molto e dopo pochi minuti, mentre il pubblico sta ancora applaudendo, torna sul palco col singolo A kiss to your twin. Segue una fantastica Blackout e Jezebel dopo la quale la platea scoppia in un fortissimo applauso e ringrazia con una standing ovation. Anna augura la buonanotte ed esce.
Dopo 10 minuti di applausi qualcuno abbandona le speranze di rivederla e si dirige verso le uscite, ma Anna è quasi costretta a tornare e a imbracciare la chitarra per accontentare i fan insaziabili. Anna nota che si è formato un piccolo pubblico dei dispersi sotto al palco, sembra apprezzare (“so much nicer”) e invita tutti ad avvicinarsi.
Sola con la chitarra suona No more words. Un altro giro di applausi. Una ragazza omaggia la femminilità di Anna (“sei bella!”) che concede ancora un brano a condizione di togliersi le scarpe e chiede al pubblico quale pezzo desiderasse. Dopo disparate richieste vince un “la tua preferita”. Anna ci pensa un po’ e decide di suonare Foxy lady di Hendrix. Poi ringrazia e va via accompagnata, ovviamente, dagli applausi, dopo quasi due ore di concerto.
Un concerto dalle forti suggestioni, un’interprete umile e eccezionale, una donna bella e seducente, una voce che cattura, musicisti poliedrici impeccabili, un’abile e degna guitar hero. Anna Calvi ha meritato a pieni voti la fama che la precede. Se poi, date le origini, avesse imparato a dire almeno un grazie in italiano, ci avrebbe fatto sicuramente ancora più piacere.
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autore: Giuseppe Cursio