Navigando sul web si notava una grande attesa attorno a questa data napoletana dei Soft Moon, reduci dalla fresca pubblicazione del nuovo album Criminal, peraltro valutato positivamente da gran parte dei mass-media.
Pure il cielo plumbeo e piovoso della città partenopea pareva perfettamente in linea con il presumibile mood della serata. Una volta entrati al Lanificio 25, a riscaldare gli animi del folto pubblico presente, all’inizio, ci ha pensato l’opening -act SΛRIN. Il producer berlinese ha proposto un set di techno spuria dai forti connotati EBM, coinvolgendo abbastanza gli astanti, seppur denotando, a lungo andare, una certa ripetitività.
Unica nota stonata la sua trovata di voler usare un flessibile vicino ad una sbarra, creando delle scintille. Un effetto scenico di scarsa presa e non esente da eventuali pericoli, bah…
Una volta entrata in scena la creatura di Luis Vasquez, in questo tour coadiuvato dai nostrani Matteo Vallicelli e Luigi Pianezzola (giusto per riaffermare il forte legame dell’artista americano con l’Italia, paese dove sono stati registrati gli ultimi due dischi insieme al produttore Maurizio Baggio, vuoi vedere che anche da noi è possibile creare opere dal respiro internazionale quando ci sono le condizioni adatte?), ci si aspettava che i ritmi sarebbero calati ed invece…
Il ricco apparato sonoro, costituito da due drum kit di batterie elettroniche, basso, chitarra elettrica, diverse tastiere e percussioni, ha offerto al trio la possibilità di svariare parecchio sul piano musicale, alternandosi agli strumenti, mettendo in mostra un impatto lugubre e potente, magari non così industrial come su alcuni episodi di Criminal ma, altresì, riuscendo a rendere vigorosi pure pezzi che in origine non lo erano.
Così facendo il live si è trasformato in una intensa festa pagana condotta alla perfezione da Vasquez, un tipo poco incline all’interazione con chi gli stava davanti eppure, strano a dirsi, a suo agio nelle vesti di frontman e gran cerimoniere.
La decisione di impegnarsi sempre di più al canto è risultata vincente nel corso dell’ora e passa di concerto. La voce, filtrata o meno, ha svolto a pieno il proprio dovere, sposando bene l’alchimia musicale di questa versione dei Soft Moon, feconda di echi post-punk e darkwave, senza tralasciare derive psichedeliche.
Alla fine, oggi, piuttosto che scervellarsi su soluzioni inedite di difficile attuazione si può cercare nella commistione tra generi differenti l’anelito all’unicità.
Un discorso che si adatta a pennello alla band del musicista statunitense che, almeno dal vivo, si è dimostrata una realtà tutta da scoprire e apprezzare. Se capitano dalle vostre parti, fatevi un giro sul dark side of the (soft) moon. Non ve ne pentirete.
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Autore: LucaMauro Assante
La scaletta:
1 Criminal
2 Dead Love
3 Circles
4 Burn
5 Choke
6 Total Decay
7 Zero
8 Like a Father
9 Give Something
10 Far
11 Young
12 Wrong
13 Into the Depths
14 The Pain
15 Insides
16 Die Life
Bis:
17 Black
18 Want