Le band di culto sono sempre esistite. E sono quelle che spesso non hanno un seguito internazionale ma di cui, in un determinato contesto, non se ne può fare a meno. Ecco, i Valderrama 5 sono una band di culto e di loro a Napoli non se ne può fare a meno. Ma l’effetto va sempre più allargandosi a macchia d’olio, dal sud Italia alla mitteleuropa fino alla Colombia con possibilità concrete di essere la prima band che metterà piede su Marte (ma c’è chi giura che qualcuno della band già ci sia riuscito, alla faccia della NASA). I Valderrama 5 (che devono il loro nome all’indimenticato attaccante colombiano con la capigliatura più improbabile della storia) hanno, però, per una sera, messo nel cassetto le loro mire espansionistiche dando appuntamento al Velvet di via Cisterna dell’olio a Napoli per presentare il loro terzo ep (capo)lavoro rigorosamente autoprodotto, “Guess who’s bigamous?
A introdurre i nove (sì, i valderrama 5 sono 9, o 8 più 1?) ci hanno pensato i Gino Fastidio, trio chitarra, basso, batteria, che hanno scaldato la serata con le loro fast song della durata di circa un minuto, minuto più minuto meno. Misogini, cafoni, e cazzeggioni, con canzoni come “Con 29 euro”, “Chi t’è mmuort come lui” dedicato a B., “All’avvenir del mosto”, “Sigarette tante sigarette” e così via (sicuramente avrò sbagliato qualche titolo, perdonatemi!), hanno scaldato un Velvet stracolmo in ogni ordine di posto, come avrebbe detto Pizzul.
E poi loro. Olio, Paolo, Alfred-Eno Biondi, Gandhi, Likastro, Micio, Baguette, Carlos Valderrama e Squalo. Chi con le ali, chi con la canottiera sporca di sugo, tutti rigorosamente con gli occhiali da sole, e poi il barman personale della band, Squalo, che a detta del gruppo prima di incontrarli non era nessuno, e ora è una star. Ma la notizia della serata è un’altra. L’atteso strip di Micio non è avvenuto, forse per il troppo “scuorno dopo la foto, nudo, su un famoso quotidiano nazionale.
Beach Boys, Bossanova, psichedelia e tanto, tanto tanga, oggetto feticcio dell’album e fonte d’ispirazione soprattutto di Women don’t apple damage, primo ep della band (a cui segue Forever asses). Palloncini colorati e rutti a far da supporto ai successi planetari di “Idontwannadoit” e “Learn how to smile” che li hanno resi famosi nel globo tanto da far gridare a Valderrama “questa è la più grande band del mondo”.
Idolatrati da Lester Bangs, che non si sarebbe perso un concerto dei nostri e, anzi, in seduta spiritica li ha definiti più grandi di tutte le fottute rock band sixtees, i Valderrama hanno sfoderato “Very Collapsed”, “I just wanna know your coiffeur”, ma noi vorremmo conoscere il loro, l’imperdibile “Tanga Baby”, “Oh Carolina”, e “Lattaman” venendo incontro a un pubblico in subbuglio, che un po’ pogava, un po’ ascoltava, un po’ si baciava (i Valderrama si auto attribuiscono il premio come band che fa innamorare più persone al proprio concerto) e un po’ si faceva i cazzi suoi. Esportatori nel mondo del back vocal in falsetto e maestri dell’ “uh uh uh”! di supporto, i Valderrama hanno trovato anche il tempo di scrivere la canzone che scalzerà i latinoamericani, i balli di gruppo, e le solite canzoncine estive, dalle vostre estati. Basta con macarena e tiburon, basta col ballo del pinguino e Dirisio, da quest’estate si ballerà sulle note di “Balla con me”, già conteso dalle compagnie telefoniche a suon di milioni di euro. Anche perché unico pezzo in cui Squalo, il barman del gruppo, canta con voce languida “io sono Squalo”, su base molto sudamericana. Imperdibili.
Volevate una recensione seria e più obbiettiva? Beh, si vede che non avete mai visto un concerto dei Valderrama 5.
Autore: Francesco Raiola (grazie a Lucio Carbonelli per le foto e la compagnia)
www.valderrama5.com