Grande serata di indie-rock al Velvet di Rimini, ma per pochi intimi, dato che il pubblico era costituito da poche centinaia di persone, che occupavano meno della metà della sala. Sicuramente avrà influito il fatto che il giorno dopo si lavorava, comunque i due gruppi non si sono risparmiati, anzi sono stati assolutamente generosi. Le danze sono state aperte dai bolognesi Three Second Kiss, in procinto di registrare, a fine luglio al Red House di Senigallia, il loro quinto cd e con un nuovo batterista: Sacha Tilotta, figlio di Agostino e di Giovanna Cacciola degli Uzeda, già dietro le pelli dei Theramin. I TSK in un set di quaranta minuti, si sono espressi con un sound compatto ed in apparente equilibrio tra il precipitare ed il contenimento. Tuttavia, la loro precarietà è solo apparente, perché hanno dimostrato di poter reggere un sound robusto con chitarre circolari e a volte deviate verso il math. Oltre alla presentazione dei nuovi brani i TSK hanno proposto dal loro ultimo lavoro “Music out of music”: “Honey dew” con una suite finale di grande rock’n’roll ed una compattissima “Freedom is freedome even if…” resa con un wall of sound magistrale ed imponente.
Terminato il set dei TSK i tecnici cambiano il palco aiutati dagli stessi Shellac, con Albini con la sua tuta da operaio con il logo del suo studio di registrazione, che si toglie quando iniziano a suonare. Albini, Trainer e Weston si dispongono tutti e tre sulla stessa riga, al bordo del palco, con la batteria in mezzo. In un’ora e mezza il trio di Chicago saccheggia quasi tutto il loro seminale disco d’esordio “At action park” ed il terzo “1000 Hurts” per la gioia del pubblico e presentano qualche nuovo brano del lavoro che dovrebbe uscire a breve. Gli Shellac non si risparmiano neanche in qualche siparietto teatrale. Albini si muove spesso a scatti, mentre Trainer come un metronomo scandisce il ritmo con grande possanza e Weston quando entra con il suo basso penetra e dà il giusto sostengo ad Albini per le staffilate noise taglienti come un coltello alla gola. Albini accentua la veste cantautorale di “Prayer to God”, mentre l’acme del concerto si raggiunge con “In a minute”, epilettica e tirata allo stesso tempo, così come i tre hanno stirato “Il Porno star” con i due cantanti che nel finale de si lasciano ad andare ad urla sconnesse. “Crow”, “Squirrel song”, “Qrj”, “Pull the cup” allungata nell’introduzione e “The admiral” sono gli altri brani che hanno mandato in visibilio il pubblico, ben soddisfatto dopo un’ora mezza, al termine della quale Weston ed Albini hanno smontato la batteria a Trainer, mentre questi continuava cocciutamente a suonare tutto ciò che poteva. È vero il girono dopo si lavorava, ma anche se la notte dopo si è dormito poco e la stanchezza era dominante il giorno successivo, ne è valsa assolutamente la pena.
Autore: Vittorio Lannutti
www.southern.com/southern/band/SHLAC