Non potete immaginare che piacevole sorpresa sia stata vedere sul noto palcoscenico romano del Circolo degli Artisti un gruppo “indie” che non rispondesse alle canoniche sembianze della band rock dagli abiti sobri e un po’ dimessi. Le tre cantanti/coriste munite di chitarra, basso e tastiere in prima linea, insieme al bassista e il batterista nelle retrovie creano un quadretto di colori pastello e fantasie floreali che culminano nella presenza centrale: Dave Longstreth, anima del gruppo, aggiunge il tocco finale con la sua timida presenza e l‘arcobaleno sulla fibbia della sua chitarra! Una sovrapposizione d’identità e di colori simile a quella dell’intero live. Le note di “No Intention” e “Remade Horizon” ci richiamano all’attenzione, e ci guidano dolcemente delicatezza all’interno della performance, che iniza a prendere vita ed energia su “Rise Above”, tratta dall’omonimo album del 2007. Dave inizia a sciogliersi e a sfociare liberamente nel non-sense tipico delle loro produzioni. Suggestioni post-rock, soffocate nell’album, emergono alla fine di ogni pezzo, con la complicità di bassi acustiche e batteria. Ma la performance raggiunge la vetta del climax su “Useful Chamber”, pezzo spartiacque di “Bitte Orca” e del live. Da questo momento le sonorità cambiano, rallentano, e Amber Coffman prende possesso di palco e microfono per lanciarsi in acuti mozzafiato e balletti un po’ goffi sul pop/R’n’B di “Stilless Is The Move”. Non c’è che dire, il genio di Dave Longstreth ha dato vita a quella commistione di elementi sonori, generi, sovrapposizioni costanti che rendono inizialmente difficile l’ascolto ma che, una volta metabolizzati, si riescono a distinguere e apprezzare nella loro purezza e perfezione; ma le voci, i gorgheggi, gli acuti a volte stridenti, come quelli sull’inizio di “Fucked for life“ (New Atitude, 2006), costituiscono il punto di forza e d’innovazione del gruppo.
Autore: Serena Ferraiolo
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