Malgrado i gravi problemi di natura tecnica occorsi all’impianto audio durante la serata, devo dire che è stata un’esibizione all’altezza delle aspettative, ed è valsa la pena calarsi nel forno crematorio notturno del Mamamù per vedervi suonare un’icona dell’underground italiano senza compromessi come il batterista Bruno Dorella.
Dorella è incredibile: negli ultimi anni l’avevo visto suonare con un paio di sue formazioni – i Wolfango, i Bachi da Pietra, ora mi mancano soltanto i Ronin, credo… –ma è negli OvO che questo massiccio musicista diviene completamente libero di esprimersi a piacimento, dando alla serata i tempi che lui desidera: straordinarie e ben accolte dai presenti – una quarantina di anime, che riempiono la piccola saletta – le sue sortite giù dal palco per suonare tra il pubblico su di un tamburo, ma anche sui muri, sui fari e persino sulla porta del cesso infondo alla sala, ad un certo punto!
Bruno Dorella e Stefania Pedretti si presentano sul palco col camuffamento che caratterizza ormai il gruppo: il saio da frate in tela di sacco con sopra una specie di grembiule bianco da macellaio, e le maschere aquiline di cartapesta grigia che spuntano da sotto i cappucci… splendidi e mooolto inquietanti, davvero!; Dorella suona inpiedi la sua primitiva batteria – soltanto un rullante, un piatto, una grancassa – al solito con fendenti violenti e secchi anche quando al posto delle bacchette usa le fruste, e la sua compagna – le cui trecce rasta sciolte ormai le arrivano alle ginocchia, e che con l’archetto alla fine dell’esibizione riesce a suonarle facendone uscire un fruscio – accompagna in maniera semplice col suo basso punk saturo, mentre urla come un’ossessa nel microfono una cacofonia di suoni sbalorditivi, che la trasfigurano in immagine arcana, sorta di divinità pagana egizia femminile dal volto aquilino. L’esibizione si interrompe per 10 minuti quando l’impianto cede e sembra non si possa continuare oltre, ma poi si riesce a risolvere e così l’esibizione – dopo un’ora di doom noise estremo davvero – riesce ad andare in porto prima che la temperatura pazzesca della sala ci sciolga tutti in un minestrone di sudore.
C’è spazio solo per i saluti, e per invitare i ragazzi ad acquistare le copie dei CD in vendita al banchetto, in modo da sostenere il gruppo che nei prossimi mesi dovrà andare incontro a gravi spese legali o per difendersi dagli avidi artigli della SIAE, in una irritante causa sui diritti di pubblicazione: la band, spiega Dorella dal palco, è stata fermata dalla finanza in Friuli, qualche giorno fa, e in quell’occasione le sono stati sequestrati 250 CD perché sprovvisti del bollino SIAE (che nel resto del mondo non esiste) destinati al materiale d’importazione. Infatti il disco è stato pubblicato da un’etichetta americana, la Load, e verrà distribuito in Italia da Audioglobe, incaricata di applicare i bollini. Ma questi erano CD spediti direttamente agli autori. Bruno Dorella è stato denunciato. C’è ottimismo per la causa, tuttavia, poichè varrebbe il precedente analogo occorso ai canadesi Constantines qualche anno fa nel nostro Paese, conclusosi con la restituzione dei dischi alla band.
Autore: Fausto Turi
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