Con un secondo disco solista di recente pubblicazione su Dischord rec., intitolato ‘Nothing is Underrated’, l’ex bassista dei Fugazi, Joe Lally, stasera è a Napoli per un’esibizione che non ci sentiamo di mancare malgrado il freddo, la pioggia e l’orario in linea, quest’ultimo, con gli standard cittadini: inizio concerto a mezzanotte…
Ricordiamo bene che Lally era contrarissimo, allo scioglimento dei Fugazi, cinque anni fa, e a differenza di Picciotto e McKaye ha faticato molto a costruirsi un repertorio ed una nuova carriera solista, non essendo cantautore, ma ce l’ha fatta, e malgrado ‘Nothing is Underrated’ non stia ottenendo grandi consensi di critica – Maurizio Blatto, su Rumore, gli ha dato 5/10 e lo ha definito: “non un granchè, per metà noioso, le canzoni praticamente non esistono…” – stasera ci troviamo a seguire un’esibizione accettabile, anche se in effetti coinvolgente solo a tratti. Joe Lally ha reclutato per questa tournèe europea due musicisti italiani: Gioele Pagliaccia e Claudio Mosconi, e così senza chitarra, ma con batteria e due bassi, propone un indie rock pronto ad aprirsi al funk bianco, rallentato però, e adattato a toni da cantautore; questa musica ci fa pensare agli ultimi due dischi dei Karate di Geoff Farina, a certe cose soliste di Les Claypool, ma con un tono più ordinato e dimesso; arduo invece un paragone con Beck, dal momento che Lally davvero in repertorio non ha neanche l’ombra di un singolo. E mentre il basso effettato del suo socio Gioele Pagliaccia ricama abbellimenti anche psichedelici sul drumming vivace di Claudio Mosconi, Lally porta il ritmo jazzato col suo basso, mostrando le indiscutibili doti tecniche sullo strumento che tutti gli riconoscono, e cantando anche bene, altra cosa che ha dovuto probabilmente imparare a fare solo di recente. Parla in italiano col pubblico, arrangiandosi come può, e spiega che mancava da Napoli da 18 anni, e tenta di lanciare, incartandosi con le parole, qualche messaggio politico, sociale, antimilitare. La scaletta del concerto pesca soprattutto dall’ultimo album: ‘Scavanger’s Garden’, ‘Skin Bone’, ‘Reason to Believe’, ‘There to Here’, ‘Lydia’s Song’, ‘All Must Pay’, ‘Billiards’, ‘Always Here’, ‘Factory Warranty’, ‘Mistaken Identity’, ‘Tonight at Ten’ e ‘Motora’.
Il pubblico, specie quello femminile, in parte si stanca dei suoni difficili e dell’approccio jazz, e rinuncia a seguire tutta l’esibizione da sotto il palco, confermando che Lally rischia di essere prevalentemente musicista per musicisti; bello però quando, alla fine dell’esibizione, il nostro eroe si siede al bordo del palco, disponibile e contento di parlare coi ragazzi del pubblico.
Autore: Fausto Turi
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