Eccoli dunque a Napoli per la prima volta, gli unici, veri Ramones italiani. I cagliaritani Rippers, al piccolo Mumu Frequencies del Centro Storico di Napoli, suonano stasera un concerto garage punk che di fatto è una estenuante, euforica e devastante gara a chi resiste di più in piedi, tra il pubblico, per la maggior parte composto da giovanissimi studenti delle Università qui intorno, ed i quattro piccoli musicisti pelle e ossa vestiti di nero, che sul palco (che a dire il vero qui non esiste…) danno l’anima e spurgano anima sudore e fiato finchè ne hanno in corpo, senza risparmiarsi neanche un po’. Eseguono tutto il loro repertorio, che vanta un paio di dischi ed una miriade di singoli pubblicati per tante etichette piccole e piccolissime, in giro per il Mondo: splendida produzione incisa ma, credetemi, solo in piccola parte capace di mostrare ciò che il quartetto è capace di fare in concerto. I Rippers suonano 60es garage punk con un drumming tribale, tonnellate di fuzz e feedback, l’incalzante cantato del leader, che dopo l’esibizione è ridotto davvero uno straccio, fa quasi pena, pronto a tornarsene nella tomba, a fare insomma – e scusate la freddura da quattro soldi – Back in the Grave, ed infatti i Rippers avrebbero avuto i numeri giusti per finire sulla legendaria raccolta musicale d’epoca curata con passione da Greg Shaw, tra un brano degli Outsiders, e due dei Sonics – che pare si siano addirittura riformati, in queste settimane, o di Electric Prunes e Music Machine… Ma non manca, nelle loro musiche, un tono punk stradaiolo di marca 77, ancor più nichilista ed incisivo, con canzoni elettriche sotto il minuto e cinquanta di durata, assalti continui con solo l’urlo: “one, two, three, four…” tra l’una prova e l’altra: non si ha il tempo di rifiatare, pazzesco! E se davvero esiste una sottile ma solida linea di continuità, che passando attraverso il garage fuzz degli anni 80 di Morlocks, Chesterfiel Kings e Fuzztones giunge fino ai giorni nostri, beh, i Rippers, ancor più degli Avvoltoi, sono i naturali eredi della storia garage, confermando che in Italia ci sono gruppi di straordinario valore.
Prima dei Rippers, segnaliamo l’esibizione di Number 71 Band, one man band di un ragazzo napoletano, giovanissimo, praticamente idolo locale del Mumu Frequencies, che per 25 minuti, seduto alla batteria e pestando col piede il pedale della grancassa, e con in braccio la chitarra elettrica, urla nel microfono un isterico trash blues estremo, selvaggio, totalmente diabolico. Indescrivibile, un po’ ricorda certi disperati americani tipo Jawbone, o, che ne so io, i Pantera che suonano blues… ma bisogna vederlo, per farsi un idea. Io rimango senza parole, sentendo le sue urla belluine già da fuori il locale, da Piazzetta Monteoliveto…
In mezzo, l’esibizione dei casertani Bradipos IV, dei quali ancora ricordiamo il loro CD ‘Surf Session’ del 2005, in Europa uno dei migliori gruppi nel loro genere, che stasera hanno ottenuto un notevole successo facendo ballare sulle note del loro festaiolo e fuzzatissimo surf’n’roll tutti i presenti, soprattutto le ragazze, che invece in buona parte scapperanno via disturbate dopo mezz’ora di Rippers; i Bradipos IV sono perfetti, precisissimi, piuttosto noir, con un repertorio che alterna le loro composizioni autografe a qualche classico anthem anni 50/60, con un certo gusto per le colonne sonore d’azione. Cercano anche di dare un colore moderno ed originale ad alcuni dei loro brani, diciamo non solo surf, con qualche momento meno veloce, addirittura più notturno, ma sono solo brevi incisi, poiché di base molto della loro musica poggia sul pesantissimo e arrembante basso di Amerigo, leader del gruppo, composto anche da Massimiliano e Francesco. La loro scaletta, tutta strumentale, parte con ‘Mysterion’, ‘Intoxica’, ‘Moon’, per poi continuare con ‘Wray’, ‘Beach’, ‘20.000’, ‘Stiletto’, e ‘Church’, e dunque il finale con ‘Bikini’, ‘Mar Gayo’ e ‘Night’.
Autore: Fausto Turi
www.myspace.com/therippersinaction – www.myspace.com/bradipos4