I trecento giovani e forti, ahimè, sono morti. Ancor prima di iniziare. Arrivano carichi di adrenalina e testosterone all’epico scontro di civiltà. In diretta dal passo delle Termopili, dove gli spartani di Leonida si presentano puntuali all’appuntamento con la gloria. Tinte fosche e cariche dipingono il rito, come un folle match di Champions League che contrappone la debordante superiorità numerica dei persiani al leggendario pugno di uomini destinati a convocare l’intera Grecia.
Il sacrificio porterà tutte le polis a difendere il proprio patrimonio culturale. Buoni e cattivi, senza nemmeno l’arbitro, nello scontro condito a mò di insalata transgenica con ettolitri di sangue e coraggio.
Dalle tavole di Frank Miller il pastone drammatico irrompe sullo schermo, senza nessun dubbio. I buoni ovviamente sono gli spartani, dall’altra parte c’è il nemico cattivo e lercio, imperlato di gioielli e dotato nelle legioni di mostruose creature da incubo. Ma il film non è un trattato storico, e non c’è ragione di pensare ai disastrosi manicheismi contemporanei. Questo è uno spettacolo che scava nella storia intesa come vicenda umana, estremizzata e semplificata lungo lo scorrere dei minuti. Una favola senza patemi. Leonida- Gerard Butler è il capo, teso a guidare i suoi, l’uomo che prima della partenza si avvinghia alla moglie (una splendida Lena Hadey) lasciandole tra le gambe ogni rimasuglio di sentimento. Nessuno spazio per le riflessioni e il dolore, anche in mezzo al gruppo che poco alla volta, dopo resistenze impensabili, arriverà alla disfatta. Serse, gigantesco condottiero degli orientali, propone patti e accordi, raccomandazioni e ruoli di luogotenenza, ma non c’è verso: la linea narrativa è dritta e gonfia come i muscoli dell’eroe spartano, che contravviene alla corruzione dei saggi depravati della sua gente per mantenere i suoi valori. Giù nel pozzo dell’incoerenza ogni esitazione. Solo una favola. Le lance dei persiani sfilano lungo il vento oscurando il sole? “Combatteremo all’ombra”. Le citazioni storiche si riaffacciano timide, sovrastate dalle immagini. Non ce n’era bisogno. Poteva essere un film muto. I combattimenti sono resi in tutta la loro efferata fisiologia, uno contro uno o tutti contro tutti. La regia è di Zach Snyder, pura compresenza, come un tecnico movimento simultaneo lungo l’avvenimento maestoso. C’è spazio per sotterfugi e intrighi politica c’è anche il momento delle corna e del tradimento. Ma sono dettagli di contorno al match. Le Termopili sono uno stadio esaurito in ogni ordine di posti. Servono solo birra e patatine. Questo è uno spettacolo. Tutto il resto è noia. Fumetto perfetto. Manca l‘uomo ragno, e non è un difetto. Per queste due ore, bisogna godersi lo show e stare con gli spartani, per motivi di “forza maggiore”.
Autore: Alfonso Tramontano Guerritore