Incomincia tardi il gruppo piemontese, che divide il palco con i Babazula, band turca dalle origini musicali incerte… meritava solo la ballerina del ventre (sic!).
Clap your hands e via con “Un anno in più”, canzone che apre “Pianissimo Fortissimo” ultimo lavoro dei Perturbazione, il primo a uscire per una major, la Capitol/EMI (“… volontà dove sei quando incontro gli occhi suoi mi scappi via/ non ricordo il giorni in cui ci allontanammo/ troppo preso dai miracoli che fai”).
Siamo in pochi che cantano, e il pubblico non è numeroso. Saranno in tutto un centinaio di persone, molte delle quali sono li solo per trascorrere una sera come tante (è sabato!), non curandosi affatto o molto poco di cosa accede sul palco.
Nonostante ciò, cresce il gruppo e crescono anche le emozioni, almeno le mie, quando vengono intonate “Chiedo alla polvere”, “Animalia” e “Quattro gocce di blu”.
Sono forti le sensazioni, grazie anche a Tommaso, il front-man della band, che non ne vuole sapere di rimanere sul palco, e – come ogni cantante dovrebbe fare – scende tra il pubblico e canta con esso, con noi, con quei pochi che cantano a squarciagola ogni parola delle canzoni.
Il momento più bello della serata arriva verso la metà del concerto: quando sembra che tutti aspettino qualcosa, una canzone in particolare.
Una di quelle canzoni che senti un po’ parte di te, che hai ascoltato milioni di volte, e che ogni volta ti procura una nuova emozione, o ti comunica qualcosa di nuovo: … è “Agosto”, e vorresti che non finisse mai!
Si continua con “Nel mio scrigno” e “This ain’t my bed anymore”.
E c’è spazio anche per gli amori, quelli terminati ma mai dimenticati ripercorrendo strade, spazi, luoghi che ricordano quelle storie. “Se ognuno di noi è un libro tra i tanti / non siamo che pillole d’inchiostro / racchiuse tra note e pagine. Calvino e Perec, racconti e memorie / non siamo che storie dentro storie / più grandi e più piccole di noi […]”. “Leggere parole”, è la canzone.
C’e ancora spazio per altri brani: “Battiti per minuto”, “Qualcuno si dimentica” e “Se mi scrivi”, straordinaria ballata.
Ho visto tanti concerti e partecipato ad altrettanti festival, ascoltato e visto tanta gente che suona; ma non ho mai assistito a un concerto come questo, dove una band riesce ad esprimere con tanta umiltà e forza d’animo sensazioni così sorprendenti. Una band che, se pure avesse suonato davanti a dieci persone, lo avrebbe fatto con la stessa intensità.
Autore: Ciro Calcagno
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