In una città in cui il pubblico dei concerti sembra diviso tra l’inseguimento alla new-sensation indie-hipster e i mega raduni della stagione estiva (i Coldplay e i loro quattro sold-out di fila agli Emirates Stadium), non c’è da stupirsi che non ci sia sold out nel piccolo Underworld di Camden (500 di capienza) per i veterani Unsane. Gente che non è mai stata di moda, e che molto difficilmente lo sarà.
Dall’ultima volta che m’era capitato di mettere piede in questo locale (un concerto degli Offspring e dei Social Distortion nel ’96), poco e niente è cambiato. L’odore di birra di cui è impregnato il pavimento è sempre lo stesso. E se ti metti ad osservare il pubblico, sembra impossibile credere che sia passato tutto questo tempo.
Mentre fuori c’è ancora la luce del sole, a riscaldare i presenti ci pensano i Big Business, trio sludge-metal di Seattle dal suono viscerale e diretto, trascinato dal drumming portentoso di Coady Willis (alla batteria anche nei Melvins, tra l’altro). Cupa lentezza doom, saturazioni stoner-metal, digressioni blues-psichedeliche…un live tutt’altro che noioso, in attesa del piatto forte della serata.
Protagonisti di un ritorno sulle scene a dir poco spettacolare, con un disco davvero notevole come “Wreck” (su Alternative Tentacles), gli Unsane ci mettono esattamente tre secondi a far intuire le loro intenzioni. L’attacco di “Rat” è un pugno in pieno volto: Chris Spencer avvolge il suo cantato/urlato in riff di chitarra affilati come rasoiate, il basso è distorto, compresso e meravigliosamente aggressivo.
Alla batteria, per non meglio specificati problemi di salute del batterista ‘di ruolo’, Vinny Signorelli, ritroviamo Willis come “sostituto”. Ma l’affiatamento è comunque impressionante, come se i tre suonassero assieme da sempre.
Gli Unsane sono la dimostrazione che la rabbia non ha età: il livello di “incazzatura” del loro lancinante hardcore/noise sembra quello degli esordi. Anche se brani come il nuovo “Decay” sono apparentemente più “riflessivi”, non s’intravede nelle loro intenzioni la benché minima prospettiva di “ammorbidimento”. Il pogo e lo stage diving si scatenano feroce sulla bellissima “Scrape” e i suoi cambi di ritmo da montagne russe. L’introduzione blues armonica e basso di “Alleged” serve solo a prendere un attimo il fiato, perchè – riposta l’armonica – lo sguardo di Spencer torna allucinato, le vene del collo tornano a gonfiarsi, “irrigate” dal sudore che scende a fiumi da sotto l’immancabile cappellino-baseball-al-contrario, il plettro torna a violentare le corde della chitarra, ed è di nuovo violenza dura e pura.
Il live si chiude con “Ha Ha Ha” (cover dei Flipper), gente che cerca invano i propri occhiali volati chissà dove, bicchieri di birra lanciati in aria e un pubblico in delirio. Le orecchie mi fischieranno per tre giorni di fila.
Questi signori sono in tour in Europa, Italia compresa. Andate a farvi prendere a calci nello stomaco dagli Unsane. E’ tra le esperienze più “reali” e sincere che vi possa capitare in ambito rock’n’roll di questi tempi!
Autore: Daniele Lama
facebook.com/unsanenyc – www.unsanenyc.com