Fino a qualche anno fa per noi italiani, la parola “festival” (in senso musicale), significava San Remo ed il suo melenso concetto di melodia buona per tutti i palati. In tempi recenti, grazie alla sfrenata globalizzazione cui siamo sottoposti, con tale termine si suole indicare una manifestazione musicale di variabile durata dove, dal primo pomeriggio fino a notte inoltrata, si può assistere ad una così assurda concentrazione di concerti (spesso in contemporanea) che, dopo, quasi ti vien voglia di dedicarti al giardinaggio in un eremo sperduto piuttosto che sottoporre, nuovamente, il tuo corpo ad un simile massacro sonoro e fisico. Così pensavo a fine Luglio quando, insieme ad un amico, ci siamo imbarcati in un lungo viaggio tra Portogallo e Spagna. Una serie di circostanze fortuite hanno poi portato il vostro umile scriba a rivedere (per il momento…) i suoi bellicosi propositi anti-festivalieri. Il caso ha voluto, infatti, che il sottoscritto abbia preso parte ad un festival in terra lusitana, Andanças, che l’ha decisamente riconciliato con le “maratone” a sfondo musicale. Innanzitutto, bisogna dire che in Portogallo esiste un forte interesse nei confronti della musica tradizionale sia autoctona che proveniente dall’estero. Perciò, nel corso degli anni, sono nati una serie di festival che ad essa si rifanno, tanto è vero che spesso i giovani portoghesi passano l’intera estate a muoversi da una manifestazione all’altra. Andanças, in tutto ciò, rappresenta l’evento più atteso della stagione in tale ambito. Il festival, per circa una settimana, si svolge ogni anno agli inizi di Agosto nell’entroterra portoghese, a San Pedro Do Sul per l’esattezza, località che dista poche ore dalla più rinomata Oporto. Per accedervi esistono varie tipologie di biglietti (ma chi fosse interessato, previa adesione sul sito del festival, ha la possibilità di fare il volontario all’interno della manifestazione per circa quattro ore al giorno, fattore che consente l’entrata ed il campeggio gratuiti oltre ad un pasto completo al dì) che comprendono il pernottamento nel camping adiacente, discretamente organizzato. Motivo di sicuro interesse, inoltre, è l’estrema modicità dei prezzi per il vitto (si va dai 4,50 euro per il pranzo o la cena “tipicamente portoghese”, fino agli 0,80/1,00 euro per una birra, circostanza, quest’ultima, che ha deliziato non poco chi scrive…). Vicino al campeggio, esiste, invece, un’altra area dedicata agli standisti ed al ristoro dove potrete rilassarvi nei momenti di stanca. Poco più giù, in un ex campo di calcio ha luogo la maggior parte del festival vero e proprio. Sin dalla mattina, sotto i vari tendoni predisposti per l’occasione si svolgono le molteplici attività che lo compongono. Si parte con corsi di vario genere, riguardanti in particolare la meditazione (tipo Tai Chi, Agompuntura, Ioga o il Jogo do Pau, l’unica arte marziale indigena) che durano sino ad ora di pranzo. Dal primo pomeriggio in poi, grande spazio viene riservato alle lezioni di balli folkloristici internazionali (Salsa, Tango, Caponeria, Mazurca, Tarantella tra quelli più conosciuti sino ad arrivare a danze provenienti da paesi come Finlandia, India, Bulgaria, Africa, giusto per citarne alcuni) in cui poter divertirsi, incontrando gente di tutte l’età. Già perché un’altra peculiarità del festival è quella che il suo pubblico, pur essendo composto prevalentemente da giovani, non esclude la presenza sia di bambini (cui sono dedicate apposite aree di intrattenimento) che di anziani. Nel corso della sera e sino a notte inoltrata, al contrario, avvengono i concerti. A questo proposito, citare questo o quel nome, non ha molto senso. Più che altro, data l’impostazione di Andanças, è naturale che come genere musicale di riferimento, a farla da padrone è il folk in senso lato. Così capita di imbattersi in gruppi ungheresi, francesi, portoghesi e via dicendo che vi faranno conoscere un poco la cultura delle loro terre d’origine.
Ogni tanto capita di imbattersi anche in qualche esibizione di rock “meticcio” (tipo, il “Manu Chao” lusitano, Kumpa’nia Al-Gazarra) ma è l’eccezione e non la regola. I nottambuli indefessi potranno, altresì, dedicarsi a muovere il culo al ritmo della “traditional disco”, permettetemi l’espressione. Durante il giorno, altri “passatempi” come la musica classica in una cappella nelle vicinanze, teatro, proiezione di documentari a sfondo sociale, completano il fitto programma, comprensivo di ulteriori attività extra-musicali. La bella atmosfera umana ed “uditiva” rendono così il tutto assai piacevole e rilassante, oltre che “istruttivo”. Non contando che anche uscendo dalla zona del festival ci sono bei luoghi da visitare, staccando la spina, in caso di necessità (immaginatevi di farvi un bel bagno nelle conche di un fiumiciattolo che scende da una collina immersa nel verde e capirete cosa intendo…). Sapere che Andanças è realizzato senza sponsor (che, pur provandoci, vengono sdegnosamente messi al bando) fa seriamente pensare quasi che un “altro” tipo di globalizzazione sia ancora possibile. Anzi, proprio in un periodo in cui l’umanità sembra regredire sulla scorta di guerre che nascondono semplicemente enormi interessi economici, (ri)scoprire le radici della musica popolare mondiale non può che portare ad una miglior comprensione di culture diverse dalla nostra. Lasciarsi abbindolare dalle mille note di giganteschi carrozzoni spilla soldi è, talvolta, anche divertente ma non è l’unico modo per fruire di musica dal vivo. Meditate, gente, meditate…
Autore: LucaMauro Assante
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