“Power”, l’ultimo lavoro dei Q And Not U (il loro terzo LP), è – nelle ultime settimane – una presenza costante nel mio lettore cd. “Wonderful People”, il primo pezzo del disco è – per quanto mi riguarda – la hit dell’anno, o quasi. Ovvio che – date queste premesse – m’aspettassi molto, dal trio di Washington. E loro ce la mettono tutta, a non deludere le aspettative, sul serio.
Attaccano con “Wet Work”, uno dei pezzi più sfacciatamente funky del nuovo disco, e ti sembra un buon auspicio. Ma poi ti rendi conto che quel fantastico amalgama di falsetti, synth e scintille post-punk non “gira” come ti aspetteresti. Christopher Richards (il chitarrista/bassista/cantante con la faccia da bamboccione sfigato) si dimena come un dannato, ma il fatto che già al primo pezzo la sua voce venga meno più volte non è un buon segno. Arriva “Wonderful people” e non puoi fare a meno di ballare. Peccato che la grandezza del locale faccia disperdere molta della potenza sonora della band, annacquandone un po’ l’impatto.
Ma i ragazzi s’impegnano, dispensano sudore e adrenalina, e finalmente anche sotto al palco i kids smuovono un po’ i culetti. “X-polynation” è potentissima, ma sembra che le cose funzionino meglio con i pezzi antecedenti alla recente svolta “dance-punk”, una su tutte: la rabbiosa “So Many Animal Calls”. Quando si tratta di incastrare melodie/urla/chitarre torturate/ritmiche squadrate, la band si esprime al meglio, facendo rivivere sul palco la stessa energia che anima i loro dischi.
L’ingranaggio purtroppo spesso s’inceppa quando c’è da inserire nel groove le tastiere, che spesso suonano come un “corpo estraneo”, talvolta anche per banali problemi di volumi (da eccessivamente “presenti” a quasi-impercettibili). Per non parlare di Harris Klahr (l’altro front-man della band), che a volte guarda i suoi synth e sembra pensare cose tipo “A che servirà questo tasto?” o “Forse era meglio leggerlo, il libretto d’istruzioni!”.
E’ come se la band – nella sua dimensione live – non abbia ancora trovato il modo di far funzionare al meglio quell’alchimia che rende tanto efficace e accattivante il sound di “Power”.
Altro appunto: almeno un bis lo potevano concedere, dopo essersene tornati nel backstage dopo una cinquantina di minuti scarsi. Tra qualche mese, con un live-set più rodato, i Q And Not U saranno capaci di concerti indimenticabili.
Per ora: meglio su disco che dal vivo.
Autore: Daniele Lama