Si è conclusa il 22 maggio l’annuale edizione di Fabbrica Europa, importante rassegna fiorentina di musica, danza, teatro, e nel fitto calendario degli appuntamenti ha avuto uno spazio importante la sezione intitolata Stazione Elettronica, con ben cinque serate destinate a Faust, Fennesz, Múm, The Dining Rooms e Matmos.
Una concentrazione di eventi persino eccessiva, specie considerando che il bacino di utenza della musica elettronica in Italia è ancora molto inferiore rispetto a quello di altri paesi europei, e a risultare un po’ penalizzato è stato forse Fennesz, che si è esibito il giorno prima degli attesissimi Múm davanti ad un uditorio molto attento ma non eccessivamente numeroso.
Il manipolatore austriaco ha presentato alla Stazione Leopolda il suo nuovo lavoro intitolato “Venice”, avvalendosi della consueta collaborazione di John Wosencroft per la parte visuale dello spettacolo. La copertina realizzata da Wosencroft per la copertina di “Venice”, due barchette su una distesa immobile di acqua, è stata tradotta in immagini “acquatiche” che sono andate a valorizzare il taglio cinematico di una prova live pensata come un unico lungo movimento: bagliori del sole sulla superficie marina, riflessi argentei, austere architetture che perdono la propria rigidità specchiandosi nell’acqua, profondità insondabili lasciate solo intuire da lievi movimenti e increspature, liquide sfumature del blu e del verde hanno trovato il loro corrispettivo musicale in riverberi ritmici, in battiti impercettibili, in stratificazioni complesse, in accordi di chitarra amplificati da frizioni digitali.
Un set che mi ha saputo regalare belle sensazioni, peccato per la durata complessiva abbastanza contenuta e peccato soprattutto che la sincronia tra musica e proiezione video non sia stata perfetta: Fennesz ha infatti concluso l’esibizione mentre il filmato stava ancora scorrendo alle sue spalle e poi, invitato dagli applausi del pubblico, è tornato dietro il suo laptop per due bis sostanzialmente inutili, il primo lanciato proprio sul finale del video e il secondo abbandonato interamente alla fantasia degli ascoltatori in assenza delle immagini.
Autore: Guido Gambacorta