Nel cuore dell’ Italia in provincia di Perugia a Massa Martana Mr Bajay, magnate inglese di origine indiana appassionato di musica, crea dal nulla un festival e stila un cast con grandi nomi della scena indie, pop e rock britannica; il tutto in una zona d’ Italia che da 40 anni ospita uno dei festival Jazz più importanti d’Europa.
La location è suggestiva, una chiesa del 13 secolo con il suo sterminato prato circondato dai monti Martani, ma purtroppo il primo giorno complici tanti fattori il pienone non c’è.
Il periodo scelto non è non felice visto che coincide con l’ inizio delle ferie d’ agosto, la improvvisa
défaillance dei Basement Jaxx che incassano comunque metà del loro cachet non aiuta il neonato Umbria Rock a decollare e soprattutto una organizzazione che ha dovuto scontrarsi con la solita incapacità della burocrazia italiana.
In cartellone il primo giorno c’e’ un mostro sacro della musica inglese: Peter Hook (nella foto a dx) fondatore e bassista della band seminale dei Joy Division e poi dei New Order. Tralasciando la performance comunque molto appassionata dei londinesi Elephant 12 con un crossover molto anni 90, Peter Hook si prende la scena da subito salendo sul palco senza volerlo come headliner … un Dio del rock evidentemente esiste!
Nella sua nuova veste di cantante e supportato da una ottima band The Light nella quale spicca un giovane bassista che in pratica suona tutti i pezzi del repertorio in maniera impeccabile (buon sangue non mente il ragazzo e’ il figlio di Hook). Il buon Peter riduce così le fatiche cercando di rendere giustizia ai brani una volta cantanti da Bernand Sumner dei New Order ma facendo, in verità, molta fatica … preferiamo vederlo e sentirlo mentre delizia le prime fila col suo semi-acustico rosso. I The Light ripropongono una selezione dei migliori e più conosciuti brani di Joy Divisione e New Order accontentando chi come il sottoscritto non è mai riuscito a vedere Hook live neanche nelle sue performance di Dj.
Il pubblico che nel frattempo è comunque accorso in maniera notevole apprezza. Anche Peter sembra davvero felice di riproporre i brani che lo hanno reso una piccola leggenda nella scena darkwave, soprattutto se si tiene conto della disputa ancora aperta con i New Order che lasciò in polemica nel 2007. L’eredita’ Joy division-New Order è divisa tra due band… ogni fan segua chi crede ma Peter Hook resta un personaggio a suo modo leggendario.
Il giorno due vede in cartellone un icona della musica britannica Mr Paul Weller (nella foto a sx) – the Mod Father che prima con i The Jam e poi con Style Council – ed infine da solista – scrive pagine importanti passando dal punk al soul ma sempre scrivendo musi raffinata mantenendo sempre uno stile anche dal punto di vista dell’immagine, sempre impeccabile ed unico.
E il vanitoso Weller non si smentisce. E’ sicuramente l’ artista più atteso, stavolta il “pienone” (saremo in tremila) c’è da varie parti d’Italia e naturalmente dall’Inghilterra un buon numero di turisti accorrono per assistere ad un concerto che rasenta la perfezione.
Con una band che vede come chitarrista l’ Oocean Colour Scene Steve Craddock ed una linea basso-batteria affiatatissima Paul Weller passa dalla sua telecaster al pianoforte senza tirare mai il fiato alternando classici che spaziano dal rock-blues di impronta molto 60’s a ballate bellissime. Ciliegina sulla torta e’ l’ultimo pezzo del bis che vede sul palco il cantante di una band che ha aperto per il Modfather i Charlatans.
Tim Burgess (nella foto a dx) si unisce per un classico dei Jam ed è davvero un finale perfetto!
Burgess è un artista particolare, a suo modo un icona nel Regno Unito e quasi sconosciuto in Italia. Anche i Charlatans, come Hook, il primo giorno scelgono una scaletta più da “hits”, come spesso alcune band fanno in Italia ed in paesi dove non sono popolarissimi. Ma i loro fedelissimi i Charlatans li hanno anche nel belPaese e il loro live scorre piacevole alternando i primi successi che li resero famosi nella scena danzereccia della Ma(D)chester di inizio anni ’90 al rock che propongono da anni con molta tenacia. Anni che hanno visto due lutti nella band e nonostante ciò hanno continuato a proporre musica di difficile classificazione: dall’elettronica con le loro collaborazioni con Cchemical Brothers alla new wave al rock blues (supporter dei Rolling Stones in uno dei loro ultimi tour).
Nella la band fa il suo sporco lavoro l’ex Verve Pete Salisbury alla batteria, l’organo hammond di Tony Rogers , il basso preciso e caldo di Martin Blunt le chitarre sapienti di Mark Collins e la voce nasale di Tim Burgess. Il suo taglio di capelli alla paggetto è fonte di discussione animata ad Umbria Rock ma probabilmente Tim vuole solo ricordare i loro esordi ed il periodo molto “psichedelico” di quella scena inizio anni 90 inglese.
Ad aprire la giornata erano stati i Cribs dei fratelli Jarman ormai da 10 anni sulle scene e ricordati soprattutto per aver avuto in line uo e come produttore l’ex Smiths Johhny Marr. Il suono potente e la performance molto energica riscuote molti applausi dal non nutritissimo pubblico in un caldissimo pomeriggio.
Il pubblico britannico accorso è certamente la cornice più bella: famiglie in campeggio che apprezzano i vini e i cibi locali e apprezzano lo scenario della location L’intento dell’organizzatore era infatti quello di portare un angolo di Inghilterra nei boschi umbri un po come sono i festival britannici che si svolgono anche nelle aree protette e nelle foreste, ma in Gran Bretagna il riscontro è molto maggiore… forse sarebbe stato il caso di coinvolgere qualche band italiana di richiamo e spessore ma probabilmente l’ organizzazione tutta british ha avuto il ruolo predominante nel scegliere gli artisti.
Il giorno tre vede in scena una band che ha fatto davvero la storia della musica inglese i James che mancavano dall’Italia da vent’anni. Molto popolari sul finire degli 90 con Le Petit Mort, ultimo album, la band ci riporta ai fasti di qualche anno fa e l’ispiratissimo cantante/ballerino Tim Booth emoziona il pubblico di seguaci con un live romantico di scuola Smithsiana. Un live interrotto un paio di volte da problemi tecnici ma davvero bello, anche per chi non li conosceva.
I Kaiser Chiefs da Leeds chiudono la tre giorni. Sono la tipica band di britpop ed hanno un nuovo album da proporre (Education, education & war) sono rinomati oltre che per qualche testo di velata denuncia sociale anche per la loro energia live ed il notevolmente dimagrito cantante Ricky Wilson non fa rimpiangere il primo Bono Vox Anni 80: si arrampica sul palco, si butta tra la gente eseguendo uno shw non impeccabile: lo stato d’ebbrezza è evidente ma va bene cosi’ It’s only rock and roll and We like it!!!
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autore: Peppe Farella