Si è purtroppo (perché non dura 6 giorni come promesso dal nome?) concluso domenica 31 luglio il Six Days Sonic Madness, probabilmente il miglior indie-festival di tutta la Campania: il posto è magnifico, i prezzi bassi, il cibo buono, la musica ottima, la gente apposto e le ragazze belle e gentili. Cosa volere di più? Questo è quello che dovrebbe offrire ogni festival come si deve. Quest’anno me lo sono fatto tutto, il festival, 4 giorni su 4, ché l’offerta di musica fica era parecchio allettante. E quindi, anche se il viaggetto è abbastanza pesante, che importa, quando uno si diverte quasi 200km al giorno X 4 che sono? Nulla! Appunto. Ma andiamo a cominciare la cronaca.
Primo giorno. (giovedì_28/7)
The Death of Anna Karina: sento un pezzo nuovo in libero download dal loro sito, e il loro rock acido mi incuriosisce fin da subito. Confesso di essere venuto questa prima serata anche per loro. Le attese infatti non vanno disattese, e loro sono davvero dei pazzi sul palco. Rock acido e tiratissimo che ricorda The Chinese Stars, sprazzi new-wave e stroboscopica a go-go, il cantante è stridulo e invasato. Sono stati davvero grandi, anche se al banchetto dei dischi il chitarrista mi confesserà un po’ deluso che è stata una serata un po’ strana per loro: il palco era troppo grande, e si sentivano un po’ spersi. Zen Circus: Il circo zen è bravo e simpatico, già visti l’anno scorso la differenza sta nel fatto che adesso fanno più pezzi rock e meno folk’n’roll (peccato) e il batterista non ha più la cresta (sarà cambiato?). Ma pazzi rimangono uguale e il concerto non delude, così come il cantante Appino: con tutte quelle sue mossette very rock’n’roll mica si credeva che potesse scrivere un libro sull’auto-produzione/diffusione di un disco?! E invece l’ha scritto, e questa sera (ce) lo regala pure. Grande. Paolo Benvegnù: sono a Guardia anche per lui, sì, gli Scisma con il loro delirio onirico anni ’80, sessualmente diviso alla pari, mi piacevano, e non poco. Comunque Benvegnù ai tempi degli Scisma aveva i capelli corti e brizzolati, si vestiva come un vero dandy e faceva musica bella e decadente; adesso Paolo ha i capelli biondi e lunghi e la panza, sull’abbigliamento è meglio stendere un velo pietoso e la musica (almeno dal vivo) è senza arte né parte. A un certo punto salta la corrente e tutti i fan (LE fan) a cantare a cappella appresso a lui, ma in sostanza il mio pensiero è: Benvegnù 10 anni fa mi piacevi di più.
Secondo giorno. (venerdì_29/7)
Stella Diana: Sono tanto carini e bellini, ma la musica è rock, niente di che, anche se certe venature shoegaze sono proprio non male, non male.
Disco Drive: gruppo punk storico da Torino, dice. Boh, io è la prima volta che li sento nominare. Ma di punk, qui, nemmeno l’ombra… o meglio punk nell’attitudine, ché musicalmente qui si sente punk-funk più che altro. Eh sì, il punk-funk spacca in America, e quindi tutto il mondo a seguire a ruota. Ma con questo nulla voglio togliere ai Disco Drive (disco prodotto da Max Casacci dei Subsonica), ché alla fine loro fanno pariare, come si dice qui a Napoli: basso zompettante, doppio rullante tunz-tunz e voci sputate nel microfono. Bravi, però gli LCD Soundsystem (e pure The Rapture) sono arrivati prima, il loro groove è un’altra cosa.
OfflagaDiscoPax: questa sera a Guardia sono venuto soprattutto per loro, lo ammetto. Il loro disco socialista non rimane certo in tasca, infatti è in heavy rotation sul mio stereo da parecchi mesi ormai. La loro new-wave in salsa bologn… ops, romagnola, bisogna dire che è una delle cose più originali sentite ultimamente in terra italica. Ma dal vivo sono una mezza delusione. Il cantante Max ce la mette tutta, nella sua nostalgica opera di memoria simil-comunista, ma lo spettacolo risulta debole e smorto. Loro sono distanti, forse stanchi e bolliti dall’interminabile tournè, e i wafer Tatranky e le gomme Cinnamon lanciate con sdegno sul pubblico certo non aiutano. Se vuoi entrare nella società dello spettacolo devi saperci entrare, ed entrare per bene. Vabbè, sarà per un’altra volta. Comunque mi rimane sempre il disco, e il ciclostile (?!) fico con tutti i testi fichi.
Goodmorningboy: il suo set inizia con “Jesus” del più mitico eroinomane di tutti i tempi, ovvero Mr. Lurido quando ancora si accompagnava coi Velluti Sotterranei, e l’indie-poser di turno afferma che potrebbe anche morire all’istante per l’emozione. Il tizio buongiorno invece è alto e pelato, robusto. Con sé ha solo voce e chitarra. Devo dire che comunque non è male, ma cosa mi è rimasto del suo set? Lo ascolto da lontano, quasi distratto. Lui è pure bravo, bella voce, bravo sì, ma non (mi) acchiappa.
Terzo giorno. (sabato_30/7)
ArteMoltoBuffa: è un anagramma, sì. Del nome Alberto Muffato. Che poi sarebbe proprio il signore in questione. ArteMoltoBuffa=Alberto Muffato. Ricevuto? Cioè, già ad avere un nome che dà luogo a un tale anagramma devi essere un gran figo. Poi fai un disco così, cioè, allora dillo che le ragazze cadono ai tuoi piedi. Però il signor Alberto Muffato dal vivo non è tanto bravo, pare che qualche volta addirittura stoni. Troppo rock, dammi il pop verdognolo del disco dell’aiuola. Comunque anche il musicista in questione conferma: “il disco è più bello del concerto”, e mica solo perché vuole vendere il disco. È sincero. Non posso far altro che confermare anch’io quindi.
Mariposa: i musicisti-farfalla son qui per ricordarci che i magnifici e progressivi anni ’70 sono vivi e lottano insieme a voi… ehm, noi. Come si dice in questi casi? I Mariposa ci danno dentro, sono simpatici e spaccano: tanto che spaccano si permettono di fare anche una versione hardprogressive/freejazz/cartoneanimato (si dirà così? Mariposa, battete un colpo!) di qualche non tanto oscura canzoncina napoletana, ma fortunatamente niente neo-melodie. Il cantante crestato mi regala il posterino verde/ridolinato, avvisandomi che se unisco tutte le stelle sù in cielo compare il dio-ragno. Lo ringrazio assicurandogli che mi tatuerò la perla di saggezza sul braccio destro, e lo saluto. E pensare che nessuno dei due era ubriaco.
Patrick Wolf: ciao, sono Patrizio Lupo e se vieni più vicino e guardi, noterai che il jeans stracciato che indosso non è nero, no, ma blu, solo che è sporco, lo tengo su con la cintura dell’accappatoio perché sono ecologista/eremita oppure sono allergico alla pelle, non ricordo. Poi ho un giletto bianco tutto pieno di buchi che se ci fai più attenzione vedi che non sono buchi ma tutti due-di-picche. Questo per dirvi, care amiche che mi sbavate dietro, che voi potete pure continuare a sbavarmi dietro (e davanti sul mio pancino bello asciutto), sì, ma io ho occhi (languidi) solo per il mio batterista che, certo, se non c’era non si notava mica la differenza nella resa musicale finale, però lui è una wonderful person e un great drummer, cosa volete di più? Io fino a 4 anni fa stavo a suonare e chiedere l’elemosina (questo lavoro dicesi busker) nella metro di Londra, o l’underground di Parigi, boh, o almeno così piace credere a questo cretino che sta scrivendo queste cretinate. Adesso sono un musicista affermato, a solo 21 (o 22?) anni, e suono con l’ausilio di sole chitarrine giuocattolo molto belline e un violino che ho iniziato a suonare a 6 anni e una tastiera con tanti suoni anni ’80. La mia voce, che ve lo dico a fare. E poi sono alto quasi due metri. Il fesso che sta scrivendo vuole farmi sembrare ridicolo, ma ha comprato il mio primo disco (ristampato dalla Tomlab: il fighettame non è certo acqua, ebbè) e se l’è fatto firmare proprio dalle mie mani, e so per certo che adesso non ascolta altro. Lo fa sentire gggiovane. Il secondo disco dice che è troppo fighetto, ma è tutta invidia per il mio essere troppo genio come voi potete ben immaginare. Fa così solo perché non gli ho detto niente dopo il concerto. Ma che pretendeva? Era tutto sudato.
Quarto giorno. (domenica_31/7)
Nino Bruno e le 8 Tracce: “Venite vagazzi, venite, c’è odove di movte pev voi!”, così urla un signore dal palco semibuio, ché non hanno ancora acceso le luci ché è ancora troppo presto, eppure è sera. Poca gente, peccato. Ma loro sono bravi. Organo farfisa, chitarra/voce, batteria/voce. Musica psichedelica, anni ’70 pure questi, ma più beat che progressive, anche se le loro belle cavalcate acide se le fanno. Dice un mio amico che questo Nino è un tizio di Napoli che prima si faceva chiamare “Ninette” e andava a suonare sul palco vestito da femminiello, (ma ancor prima leader dei Von Masoch, ndr). Questo accadeva tempo fa, e la mia età, o forse più probabilmente la mia ignoranza, non mi permette di ricordare (e parlare di) queste cose. Adesso comunque il tizio non si veste più da femmina e ha perso pure un po’ di capelli, ma la musica è rimasta figa però. Quindi io non mi lamento e (s)ballo.
Los Dragos: rock’n’roll, Tarantino, bruumm bruumm, motociclette. Ecco le prime parole che mi vengono in mente ripensandoci. Associazioni libere, e penso che loro sarebbero anche abbastanza contenti. Sanguigni rocker, la loro musica è normalissima ma tirata e spaccatimpani. Se fosse esistito ancora il compianto Slovenly (sigh sob) in questa merda di città che è Napoli, sarebbe stato proprio un gruppo perfetto per suonarci, e pazienza se lì i concerti non iniziavano prima dell’una di notte. Il batterista fa impressione, è invasato, rotea gli occhi all’indietro manco fosse uno zombie: ma come fa? Uno dei due chitarristi ha una divisa tipo carabiniere, ma molto rock però, l’altro non ricordo molto tranne che era molto roll. Rock’n’Roll, appunto. Anche se fanno una canzone apposta per i metallazzi. Comunque le chitarre con il teschietto manga sopra (custom?!) erano proprio fichissime.
Settlefish: Oggi si dice che la loro musica si chiami emo/indie, una volta si chiamava semplicemente (post?)punk. Molto Fugazi (?) comunque. La parola chiave è: Passione. Ma comunque non fidatevi di me che non ci capisco niente di musica, posso solo dire che mi sono piaciuti tanto che alla fine mi so’ comprato pure il disco: chitarre da brividi sulla schiena! E il premio “Esagitato d’Oro del Festival” va sicuramente al cantante che come ha fatto a mantenere un po’ di fiato per cantare, visto che si sbatteva di qua e di là, per me è un mistero. Grande! Ma anche il bassista non scherzava.
Perturbazione: ma come fai a prendere in giro un forrestgump timido e dolcissimo come il cantante del gruppo in questione, ovvero Tommaso aka Tommi eh? Devi essere proprio un bastardodentro. E purtroppo un bastardodentro rompicoglioni era presente al concerto. Tutto il concerto a urlare “sei pessimo! sei pessimo!” al povero Tommi. E basta, echeppalle! Vai a quel paese! Ma il gruppo fa subito gruppo (appunto, non a caso) e Tommi, che per l’occasione sfoggia dei baffi da attore porno anni ’70 o da motorhediano doc (dipende dai vostri riferimenti culturali), se ne frega andando avanti con i suoi discorsi teneri e strampalati che non so se ti fanno più sorridere o riflettere o commuovere. Fatto sta che il vile criaturo disturbatore chiamato a rapporto non si palesa e non disturba più, e così noi possiamo goderci le canzoncine perturbate e pop che ci fanno stare tanto bene (ma anche no) e ci ricordano quando eravamo giovani e incasinati (incasinato lo sono ancora adesso come potete ben vedere, a dir la verità). Prendo la scaletta e chiedo a Tommi di firmarla: “Obrigado”, scrive lui; ma obrigado sono io, caro Tommi, obrigado sono io a te. Comunque veramente sembravi Bruce Springsteen (pure!) come qualcuna ti ha gridato, anche se tu ti sbatti di più, sì, su questo devo dartene atto. Ciao.
Vabbè, che dire più? Il Six Days Sonic Madness è finito, e io son qui a ricordare e scrivere queste quattro stupidaggini cercando di tenermi le cose viste e sentite strette strette strette vicino al cuore e all’occhio e all’orecchio. Certo che mica è una recensione normale questa, qualcuno potrebbe darmi dell’incompetente, e io a questo qualcuno dico: fai bene!
Ah un attimo, un attimo… un’ultima cosa… quasi dimenticavo… un saluto particolare alla ragazza frangettanera-magliettarosa-minigonnajeans per la quale ho compilato il questionario… l’ho fatto solo per te! Ma non è che ci possiamo vedere prima dell’anno prossimo eh? Essì, a Guardia può capitare anche di perdere la testa. Ebbè, ebbè.
Autore: Lucio Carbonelli
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