Sono rimasti in due, i L’Altra. Joseph Costa (Joe, per gli amici. Cantante e chitarrista) e Linsday Anderson (voce e tastiere). “Era il momento di provare qualcosa di diverso”, c’hanno detto. Si sono rivolti a Joshua Eustis dei Telefon Tel Aviv per farsi dare una mano, e sono tornati con un disco bellissimo, “Different days”.
Le novità comprendono anche un cambio di etichetta: “I L’Altra e l’Aesthetics (che ha pubblicato i precedenti lavori della band, n.d.i.) stavano prendendo direzioni differenti. Un cambiamento era naturale, a questo punto. Abbiamo dato il disco alla Hefty! non appena terminato. E a loro è piaciuto”.
Meno orchestrato e barocco del precedente “In the afternoon”, il nuovo lavoro è più minimale negli arrangiamenti, e c’è un uso più consistente di suoni elettronici: “Anche in questo disco ci sono degli archi…ma probabilmente arrangiati in maniera più interessante rispetto al passato. La struttura dei pezzi è più semplice perché non abbiamo lavorato con troppe persone, che avrebbero rischiato di complicarli troppo. L’incremento dell’uso di suoni elettronici è stato un modo per espandere la nostra “tavolozza” di suoni.”
Quello che colpisce da sempre, nelle canzoni della band, è l’uso delle voci, che sembrano fondersi una dentro l’altra (scusate il gioco di parole…), piuttosto che limitarsi a semplici “duetti”. “E’ qualcosa che a volte facciamo in maniera conscia, ed altre in maniera del tutto spontanea. E’ uno stile che abbiamo adottato già dagli esordi, e che da allora continuiamo a sviluppare“, ci spiegano.
Le canzoni del nuovo disco, per la prima volta nella storia del gruppo, sono nate in “sedi separate”. Mentre Linsday trovava ispirazione per i suoi testi in libri come “Mysticism of Sound and Music” del maestro sufi Hazart Inayat Khan, Joe – durante un suo lungo periodo di permanenza a Santiago – lavorava per la prima volta completamente da solo. Un soggiorno, quello in Cile, che – come ci spiega – “Non ha influenzato direttamente la scrittura dei nuovi brani. Più che altro durante la mia permanenza lì, ho avuto modo di restare moltissimo tempo in totale solitudine. E questo sicuramente ha ispirato le canzoni che scrivevo.
Mi mancava molto, Linsday, e ritornare a casa e poter riprendere a lavorare assieme è stato fantastico. Anche lei nel frattempo aveva preparato un bel po’ di materiale nuovo, e non abbiamo dovuto far altro che lasciarci coinvolgere di nuovo nel progetto“.
La storia di Linsday e Joe è sicuramente particolare. Erano marito e moglie, ancor prima di fondare la band. Sono stati 7 anni assieme prima di riuscire ad incidere il primo album assieme. La separazione però non ha intaccato il loro rapporto artistico.
A costo di sembrare indiscreti, abbiamo domandato a Linsday come la loro storia personale abbia influito sulla musica dei L’Altra.
“Suppongo che siamo abbastanza maturi per guardare indietro al nostro passato.” – ci risponde – “Mi sono resa conto che le due cose erano strettamente legate. Per fortuna la musica e i testi vanno oltre il rapporto tra noi due, per esprimere pensieri che riguardano le relazioni in generale, e la lotta costante per la loro conservazione“.
Per passare ad argomenti più frivoli le abbiamo chiesto di raccontare ai nostri lettori appassionati di sturmenti “vintage” la particolare storia del suo piano Wurlitzer. Lei non se lo fa ripetere due volte: “Lo trovai assieme a Joe in un cassonetto della spazzatura fuori la Carnegie Mellon University di Pittsburgh.
E’ uno di quei modelli per principianti, di colore beige, in ottime condizioni. Ce lo siamo portati appresso in molti tour negli Stati Uniti e anche in Europa. Aveva dei suoi altoparlanti, ma io ebbi la pessima idea di eliminarli (così come ho fatto per la base), quindi ora si riduce alla sola tastiera.
Dopo il mio “intervento” purtroppo ha perso un po’ della ricchezza del suo suono. In ogni caso, non è un modello che raccomanderei.
Comprate piuttosto un “Nord electro”, che è il miglior emulatore di Wurlitzer in circolazione. E’ quello che mi porto in tour ora. Il Wurlitzer lo tengo conservato nel mio studio, a casa. Lo amo ancora, e lo suono spesso durate le domeniche piovose…”
Autore: g.ancora | Daniele Lama
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