Il trio strumentale di Brescia, prossimamente impegnato in in un lungo tour europeo, è formato da Francesco d’Abbraccio (tastiera), Dario Dassenno (batteria) e Giovanni Ferliga (tastiera e chitarra). Gli Aucan incidono, per Africantape/Ruminance, 11 tracce postcore e noise con grande padronanza strumentale, dalle aperture grandiose e potenti, e dal tessuto ricco, spesso funk, che rappresentano una conferma dell’attenzione che hanno, in Italia, questo tipo di produzioni indipendenti, che affondano le proprie radici principalmente negli anni 90, nelle formazioni rock di Washington e Chicago, spesso prodotte da Steve Albini, John McEntire, ma che, ovviamente, vengono anche da più lontano, e rivelano ascendenze nell’opera di NoMeansNo ed Husker Dü.
Non particolarmente originali, certo, sebbene molto liberi e creativi nella composizione, e bravi a suonare, gli Aucan riescono talvolta a distinguersi, in un genere di musica generalmente chitarristico, grazie all’utilizzo massiccio delle tastiere, che in molti brani, uno a caso può essere ‘Ac Ha b’, offrono una serie di possibilità tali, da risultare quasi progressive, abbastanza articolati, dunque, sebbene, sia chiaro, le composizioni degli Aucan rimangono molto snelle ed a loro modo punk; una nota merita l’ottava traccia, senza titolo, un p-funk moderno molto aldilà del semplice esercizio di stile: probabilmente la strada da battere di più, nel futuro di questa band.
A dare una mano, in cabina di regia, l’onnipresente Giulio Favero, produttore italiano specializzato nel plasmare questo suono così duro ma articolato – meravigliosa la conclusiva ‘Tesla’ – e dunque è sempre più nutrita la realtà musicale post punk strumentale, nel nostro Paese, che va da Uzeda a Red Worm’s Farm, passando per Appaloosa e Disco Drive, che cito, questi ultimi due, perché la loro musica può davvero darvi un’idea di ciò che suonano gli Aucan, e non a caso son tre formazioni noise con synth e tastiere.
Nell’intervista che segue sono stati particolarmente criptici. Preferiscono esprimersi solo con la musica. In ogni caso in quest’intervista si sono concessi per farsi conoscere e per parlarci un po’ di loro.
Da quanto tempo vi siete formati?
Quasi 3 anni.
Quale genere suonate e perchè?
Questa è troppo difficile!
Qual è il vostro background musicale (ascolti, influenze e altre esperienze prima del gruppo attuale)?
Tanti dischi: Discipline, A new machine for living, American Don, Rumah Sakit, B ep/Ep C, Jane Doe, Music for prepared piano, Drukqs, A rainbow in curved air, Elephant, Discreet Music, Selenography e molti altri.. Tutti e tre facciamo qualcosa anche separatamente.
Come presentereste il vostro recente lavoro ad un neofita di musica?
Con un impianto da 4000 watt per canale!
Siete soddisfatti del lavoro fatto in studio (specificare se ci sono state delle particolari
collaborazioni, chi ha prodotto il lavoro e dove è stato registrato)?
Il disco è stato registrato al BLOCCO A di Padova da Giovanni (Ferliga, chitarra+synth di aucan), Giulio Favero al mastering (Nautilus, Milano) e al basso in un pezzo, Nicola Cattabiani (batterista di Flames on Anatolia) al basso nell’ultima traccia. Fare un disco può essere una tappa fondamentale, un punto di non ritorno, ma è abbastanza riduttivo in confronto al processo evolutivo pluriennale che costituisce il senso di un gruppo.
Che tipo di gestazione ha avuto il disco?
Ci abbiamo lavorato per due anni, registrando i pezzi più volte e riarrangiandoli continuamente prima del lavoro in studio.
Avete già pronti dei nuovi brani?
Abbiamo qualche struttura e molte idee, saranno completamente diversi.
Qual è la vostra modalità di comporre i brani?
C’è un idea di base che sviluppiamo a seconda delle circostanze..
Perché vi siete affidati ad un’etichetta indipendente?
Abbiamo spedito una demo con i primi 4 pezzi e Julien di AfricAntApe/Ruminance ci ha detto che poteva interessargli il progetto.
Come vedete il futuro del mercato discografico?
E’ un momento di crisi per la musica, nonostante si moltiplichino gli eventi i concerti le etichette discografiche e le persone che suonano. Pochi giorni fa ha chiuso Italy Gig List, il miglior sito underground per i concerti in Italia dal ’97. Ora sull’home page c’è scritto: “la ‘scena’ si e’ trasformata, nella sua maggior parte, in una misera, noiosa, ripetitiva fino alla presunzione, fatua, conservatrice e bigotta, falsa, straprovinciale, assopita, rinbambita, babbea imprenditoria da strapazzo con le pezze al culo. C’è da riflettere…
Quanto è importante per voi l’improvvisazione?
Non improvvisiamo mai e non l’abbiamo mai fatto, tantomeno live, creando partiamo sempre da un’idea quantomeno abbozzata. In futuro ci piacerebbe anche essere meno strutturati – in un certo senso.
Perché non cantate?
Essere un gruppo strumentale è uno stimolo costante a creare, difficile sintesi fra sperimentazione e coinvolgimento emotivo.
Autore: Fausto Turi & Vittorio Lannutti
www.myspace.com/aucan