Non conosciamo il mondo di Clara, non sappiamo ancora se ha “piani per il sabato sera”, se alloggia presso l’”Hotel Tivoli”, se ha “paure” o “se si sente sola”.
Una cosa la conosciamo di certo: Aiuola ha sposato Clara.
Fabio de Min, Stefano Scariot, Matteo Visigalli e Fabio Tesser hanno messo su un gran lavoro musicale. Un disco istruito a quei suoni che ricordano tanto Luigi Tenco e Mina. Suoni che, con nostalgia, riportano indietro coloro i quali hanno vissuto quei straordinari momenti della canzone italiana, emulando un passato in raffinati suoni di quel tempo che fu.
Un suono decisamente orchestrale, acustico, un sound che richiama anche molto un certo tipo di pop e raffinate melodie americane, quelle di Burt Bacharach, Phil Spector, Scott Walzer. Un disco che invoglia a riflettere.
I Non voglio che Clara riescono, egregiamente e con intelligenza, a unire suoni che hanno precise armonie e intenti: “Tutto ciò che facciamo non dipende da un programma che ci siamo imposti, così, nel nostro percorso musicale, continuano a contare di più le influenze inconsce che non i riferimenti volontari. con “Hotel tivoli” è stato come ubbidire al richiamo di casa.”, si legge nella loro biografia.
“Hotel Tivoli” è un disco dai colori intensi, estremamente curato e ricco di verità. Un disco che dimostra – se mai ce ne fosse ancora bisogno – come nel panorama musicale italiano sia possibile realizzare lavori con una loro identità e unicità, che non hanno niente da invidiare alle produzioni europee e d’oltreoceano, nei confronti delle quali persiste una sorta di “sudditanza”.
Speriamo che le tradizioni (italiane) a cui suono legati i membri del gruppo, non finiscano per essere una limitazione…
È giusto che sviluppino un sano titanismo affinché la musica italiana non resti incapsulata nei suoi vecchi stereotipi d’autore.
Autore: Ciro Calcagno