Una singolare coincidenza accomuna in questo periodo due band che sono state qualche anno fa salutate come gli alfieri della nuova ventata di indie rock: sia Killers che Franz Ferdinand hanno pubblicato in queste settimane il loro terzo album, entrambi dopo due LP e una raccolta di inediti e lati B, ed entrambe le band si presentano per l’occasione con un sound rinnovato e nuovo, che ammicca alla dance anni ‘80.
Ma le similitudini finiscono qui: se i Killers hanno quasi stravolto la loro originaria impostazione indie, Alex Kapranos, Robert Hardy, Nick McCarthy e Paul Thomson alias Franz Ferdinand vi rimangono fedeli, preferendo innovare dal di dentro le canzoni, aggiungendo computer, effetti, un pizzico di tastiere ed elettronica in più, e una sfumatura glam-rock, complice forse il produttore Dan Carey, ma restando comunque fedeli all’assetto di base che li ha resi conosciuti in tutto il mondo.
Il primo pezzo dell’album, che è anche il singolo di lancio, Ulysses, mostra in pieno queste caratteristiche: l’andamento iniziale è guardingo, e accompagnato da effetti di sottofondo, ma poi le consuete chitarre di Kapranos e Hardy entrano con forza nel refrain che è in pieno stile Franz Ferdinand.
Complessivamente, è un pezzo vincente, che spacca, che convince, e contemporaneamente ha quel che di innovativo rispetto ai pezzi tradizionali. Si prosegue sulla stessa strada con Turn it On, e soprattutto No you Girls, dove i fan troveranno la band nella solita grintosa e incalzante versione, come pure in Send Him Away. Ma le sorprese cominciano con Twilight Omens, e si suoi toni oscuri che richiamano I’m Your Villain ma ancora di più Auf Achse del primo album, e diventano certezze con What She Came For e Can’t Stop Feeling, sapientemente alternate a Bite Hard e Live Alone dove invece ritroviamo i Franz Ferdinand più tipici, anche se manca a questi pezzi il cambio di ritmo (pensiamo a Take Me Out o Do you Want to) che così tanto caratterizza questa band.
Lucid Dreams è poi un pezzo composito: la sua struttura portante è in puro stile Franz Ferdinand, ma la conclusione strumentale lascia spazio a computer e sintetizzatori per almeno due minuti abbondanti, e costituisce quindi un pezzo ponte fra i vecchi e i nuovi Franz.
E con due prove del tutto rare si chiude l’album: Dream Again è una sorta di ninna-nanna psichedelica di sole tastiere, mentre Katherine Kiss Me è una ballata acustica, e per cercarne altre nei due album precedenti dobbiamo citare la sola Eleanor Put your Boots On.
Questa scelta di innovare dall’interno senza cambiare radicalmente strada risulta alla fine vincente: il sound tipico dei Franz Ferdinand, così esplosivo e grintoso, si fa qui vagamente più intimista e dark, e là dove rinuncia alla roboante forza del suono guadagna in sfumature e attenzione ai contorni del pezzo. E per di più, Tonight:Franz Ferdinand risulta così non semplicemente una ripetizione dei precedenti, rischio in cui si poteva incorrere data la notevole tipicità del suono dei quattro di Glasgow.
Invece, con coraggio, i quattro scelgono di andare avanti e rinnovarsi, pur mantenendosi sulla strada che li ha resi famosi e che è il loro assoluto tratto d’identità, ovvero l’indie rock a base di chitarre con pochi assoli e ammiccanti fraseggi di basso. Più che lodevoli.
Li attendiamo ora alla prova degli spettacoli dal vivo, che hanno già dimostrato essere per loro un buon trampolino di lancio, il 29 marzo a Bologna e il 30 a Milano presso lo storico Alcatraz.
Autore: Francesco Postiglione
www.franzferdinand.co.uk