La cavea dell’Auditorium è gremita ben prima delle 21.00, orario previsto per la prima esibizione dei Sigur Ros nella Capitale. Il pubblico romano, spesso disattento nei confronti di proposte musicali che vanno oltre la “commercialità”, stavolta ha risposto con grande entusiasmo e si è presentato copioso. Ad aprile le danze sono state le AMINA, quartetto d’archi tutto al femminile che supporta il gruppo islandese in studio e in tour. La loro esibizione, seppur di notevole interesse, ha lasciato piuttosto freddini gli spettatori, ma d’altronde ben si conosce la scarsa attenzione che il pubblico italiano concede ai gruppi spalla (spesso visti come una vera e propria perdita di tempo). Dopo circa un’ora di commistione tra elettronica e suoni d’orchestra è finalmente la volta dei quattro folletti islandesi che attaccano subito con un pezzo tratto dal nuovo album “Takk”, in uscita in autunno. La prima impressione è che i Sigur Ros abbiano virato verso sonorità più orecchiabili e melodiche ma ciò non è necessariamente un difetto, anzi: il brano d’apertura ha conquistato tutti con la sua atmosfera alla Mogwai. Poi il concerto è andato avanti con le note di “Nothing song”, tratta dal loro album ( ), Staralfur (da “Agaetis Bjrjun”) e altri brani tratti del disco di imminente uscita. Sul palco sono salite anche le quattro bravissime Amina, che hanno contribuito a rendere l’atmosfera ancora più magica. Dopo due ore di musica (e che musica!) senza interruzioni credo che la sensazione dominante fosse un completo appagamento E’ impressionante la perizia tecnica che i Sigur Ros riescono a mettere in campo: ha stupito in particolare la poliedricità del pianista, che suona anche chitarra e flauto. E’indubbio che la band islandese renda ancora di più nella dimensione live. Personalmente sto già facendo il conto alla rovescia per l’uscita di Takk e credo di essere in buona compagnia.
Autore: Michele Lo Presti