Gli angeli dello spettacolo, le ali della spensierata giovane borghesia del sabato sera parigino.
Quello della Concorde da bene, degli Champs Elysées sovraffollati alle 4 del mattino. Immaginate in un contesto del genere i Who made Who, trio danese che incide sulla piccola etichetta tedesca Gomma.
Sento aria di bufala, sono preconcettualmente diffidente a questo tipo di serate. Già, perchè scovare l’informazione del concerto e ancor piu’ della location della serata è stata impresa da myspacer incallito! In realtà scopro ben presto di trovarmi in una sede appositamente destinata ad un’élite, parziale spiegazione delle donzelle danzellanti, delle carte di credito svolazzanti, della totale assenza di qualsivoglia simbolo di identificazione del posto in cui mi trovo. Saro’nel posto giusto? A questo punto me lo chiedo seriamente. Immaginare i Who made who in questo contesto mi suona alquanto strano. Mentre mi faccio avanti tra la folla assediata al banco del bar, che maneggia carte di credito per consumare l’esoso drink, Tomboy (al secolo Tomas Barfod batterista e anima beat del gruppo) è in fase di riscaldamento ai piatti. Sul palco la strumentazione è già pronta, e allora non ho dubbi: Tomboy apre le danze, i Who made Who proseguono.
Semplici, grintosi, comunicativi. Il live dei danesi piace, convince tutti. Capisco da subito che dovunque suonino il risultato è agitazione e corpi in movimento. Il tutto senza effetti avanguardistici, l’elettronica è messa da parte durante il set. I Who made who sanno di non correre nessun rischio, pur trovandosi davanti una platea apparentemente impreparata al rock, al punk, al funk e relative derivazioni di nuova generazione. E’ proprio questo che rende “corposo” il loro live. La consapevolezza di miscelare stili, di riproporre la musica in chiave di lettura generalista, di essere controdenza rispetto alla controtendenza, di poter suonare indie e apparire pop. Risolvo definitivamente l’enigma: eccoli allo Showcase, ed io ovviamente in prima fila.
Starting leggiadro e sbarazzino con Space for rent, battiti sontuosi in Out the door, fiori di primavera con Rose, scosse di adrenalina in Monkeys, sussulti e grida per la cover tecnicamente perfetta di Satisfaction di Benny Benassi. Coreografici e versatili, i Who made Who dal vivo trascinano e divertono, pur abbandonandosi non di rado a virtuosismi tecnici di circostanza, quasi a voler testimoniare una forma di maturità che in effetti non manca. Un consiglio? Se vi capita, andateli a sentire. A fine concerto saltelli e ritornelli vi accompagneranno a casa!
Autore: Antonio Ciano
www.whomadewho.dk