Un concerto tutto al femminile quello la Centrale del Tennis a Roma. Sul palco si sono infatti alternate tre delle voci più belle del panorama musicale contemporaneo, tre voci originalissime e suggestive: L’Aura, Emiliana Torrini e Meg. Ad esibirsi per prima la giovanissima L’AURA, che a soli 20 anni già ha conquistato una vasta fetta di pubblico con il suo Album OKUMUKI (ricordiamo che il singolo “Radiostar” è da tempo in vetta alle classifiche di Mtv). L’Aura è seduta alle tastiere con gli occhi chiusi, a tratti si alza per cantare. Il suo repertorio, in inglese e in italiano, è piacevole e ricorda in parte sonorità già abbondantemente conosciute, da Elisa a Bjork a perché no, alla stessa Emiliana Torrini .
Bella voce, belle melodie, ma niente di sorprendentemente nuovo…è solo l’inizio, è giusto che sia così, e intanto la sua giovane età le offre un percorso lungo davanti a sé, che promette molto bene.
Altro discorso merita invece l’islandese EMILIANA TORRINI. Soltanto la sua presenza sul palco (è piccolissima, con un vestito rosa fiorato di velo!) infonde armonia e dolcezza.
Quello di Emiliana Torrini è un concerto autobiografico. La sua voce sussurrata dal palco, ad ogni canzone, introduce e spiega il testo della canzone successiva, emozionandoci con la semplicità di una chiacchierata tra amici. Parla con il pubblico, racconta le sue storie, fa assaporare piccole fette del suo mondo, fatto di amore, amicizia, ricordi malinconici, descrive paesaggi invernali e fresche primavere.
L’intero concerto sembra la trama di un sogno, pieno del racconto di un artista che ad ogni pezzo ci svela un po’ di sè. La sua voce raffinata e dolcissima ci accoglie nel suo morbido universo musicale e personale. Gli arpeggi della chitarra acustica di Dan Carey, in “Fisherman’s woman” rapiscono, così come le percussioni di “Today has been ok”; decisi i toni di “Sunny Road” e leggermente “pop” quelli di “Heart Stopper”.
Come molti artisti del nord Europa, Emiliana Torrini riesce a trasmettere un senso di calma e concentrazione
molto simile a quello che si prova davanti agli spazi immensi dei paesaggi del nord. Avremmo voluto sentirla cantare fino a notte fonda senza mai stancarci di tanta dolcezza.
E’ la volta di Meg. Ci chiediamo come sarà dal vivo, come interpreterà sul palco il suo primo lavoro da solista. E le risposte arrivano da subito: forse è vero che esistono due essenze negli artisti a volte completamente differenti, soprattutto se parliamo di risultati: quella da studio di registrazione, e quella dal vivo, in cui ci si reinventa con il pubblico, sempre se si ha la stoffa per farlo.
Beh, Meg ci ha sorpresa, dimostrando che si può essere anche altro rispetto all’album in uscita.
L’ultimo album, che richiamava alla mente riferimenti o se vogliamo citazioni (come non sentirvi Mina o Bjork?) era si gradevole ma certo non ci suggeriva parole come originalità, sperimentazione, novità.
La performance live è stata di tutt’altra natura. MEG gioca con le sue macchine e ci regala enne versioni della sua inconfondibile voce, forte e sensuale. Comincia dai pezzi dell’ultimo album “Meg”: “Olio su tela”, “Simbiosi”, “Senza Paura ” e “Parole alate” ecc.
Dal presente al passato rivisitato in chiave elettronica: “Amerika”, “Comincia Adesso”, “Quello che” completamente rinnovate, altre canzoni potremmo dire, altre atmosfere e sensazioni. Nuove energie vengono dal passato rivisitato e da un presente molto più forte per voglia di cambiamento e coraggio, anche se con qualche scivolata (come la rivisitazione di “Come as you are” dei Nirvana, decisamente fuori luogo).
Si aprirà una nuova strada o siamo in presenza di un bel concerto a cui non seguirà un reale cambiamento? Voglio credere al nome che ha dato alla sua etichetta “Multiformis” proprio per esprimere il concetto di cambiamento che potrebbe sempre esserci: “…per lasciare intravedere la possibilità che il prossimo disco potrebbe essere completamente diverso dal precedente” (dal suo sito www.m-e-g.it).
Autore: Melania Imerio | Sara Ferraiolo
www.m-e-g.it