Brandon Flowers leader dei Killers quest’anno si è dedicato a se stesso. Per l’appunto ha telefonato a due grandi produttori, ha registrato un album da solista, Flamingo, più pop blues che rock e ha iniziato un tour mondiale che ha fatto tappa anche in Italia.
Roma, 5 Ottobre 2010.
Il Circolo è stracolmo, il sito web della venue segna sold out da più di un mese. Sono le 20.45 quando i Rewards, aka Aaron Pfenning più amica salgono sul palco. Le sonorità sono molto simile a quelle di gruppi come XX e Depeche Mode; lui Aaron, è un clone di Kurt Cobain con la voce di Dave Gahan. Si contorce sul microfono e regala 40 minuti di set surreali, mentre la sua amica continua gobba a suonare il suo sintetizzatore nel blu del circolo, immerso in un gioco di luci notturne sin dalla prima nota.
Dopo mezz’ora di attesa estenuante e un calore insopportabile, alle 22 Brandon Flowers e band salgono sul palco. Il frontman dei Killers è molto emozionato. Il circolo d’altronde è conosciuto per essere un luogo molto intimo e forse il caro Brandon non è abituato a tali vicinanze con i fan. On the floor apre le danze; pubblico in deliro, e già si inizia a sudare più del dovuto.
Crossfire accende gli animi di tutti i presenti e stranamente il brano è più rockeggiante che su disco. Un saltellio sincronizzato inizia a far sorridere Brandon, che canta e osserva sorpreso i suoi fan, come se neanche lui credesse in cotanta partecipazione e coinvolgimento. Magdalena viene preceduta da una specie di sermone dello stesso cantante, il quale cerca il dialogo con i fan. Poi è la volta di una cover che io ho trovato meravigliosa; Bette Davis Eyes di Kim Carnes è stata cantata fragorosamente dalla sottoscritta mentre il gruppo accanito di fan se ne stava in silenzio a braccia conserte. Male molto male. Ma andiamo avanti.
Se Jilted Lovers & Broken Hearts su disco è bellissima, dal vivo è una bomba. Garantito. Il delirio dei fan e la passione di Brandon che continuava a grondare sudore da ogni poro della sua faccia è stato indescrivibile. Assolutamente una delle canzoni maggiormente riuscite live.
Right Behind You, Was It Something I Said? e Hard Enough sono volate via leggere e piacevoli, tra i sorrisi di Brandon, il suo sudore che non ha smesso un attimo di tormentarlo, le sue timide strette di mano, le urla dei fan e la bravura dei suoi musicisti.
Poi è stata la volta di una canzone dei Killers tratta dall’ultimo lavoro datato 2008 Day And Age: Losing Touch, pochissime volte suonata con la sua band originaria, è risuonata tra le mura del Circolo. Forse un evento da segnalare, un evento che non accadrà mai più, probabilmente.
C’è tempo ancora per qualche pezzo di Flamingo e via verso la chiusura. When You were young dei Killers in versione acustica spiazza il pubblico e un coro di voci intona all’unisono ogni singola parola di questa canzone.
Siamo tutti stanchi e tutti quanti abbiamo perso il conto delle gocce di sudore di Brandon. Ancora qualche timido saluto poi le luci si affievoliscono e il signor Flowers scompare nel buio del backstage.
It’s over e tutto ciò probabilmente non accadrà più.
Autore: Melissa Velotti
www.brandonflowersmusic.com